“Il cranio veniva pulito e lucidato,
e poggiato su dei fazzoletti ricamati,
lo si adornava con lumini e dei fiori”
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La chiesa delle capuzzelle tra culto e leggende
Agosto 2020 * Lara Branchi *
La chiesa fu eretta nel 1616, da Giovanni Cola di Franco e Giovan Giacomo di Conforto con l'obiettivo di realizzare un luogo di sepoltura per le persone povere della città, è una chiesa tipicamente barocca che racchiude opere molto suggestive come il grande teschio alato del maestro marmoraro Dionisio Lazzari l’opera identifica il passaggio delle anima dal purgatorio al paradiso, sopra la pala d’altare con la madonna delle anime purganti del 1642.
Nel sottosuolo una seconda chiesa che nella sua povertà sembra andare quasi in contrasto con la ricchezza dei decori e dei marmi di quella superiore, è in questi meandri che il sacro si mischia al profano, è qui che si entra subito in contatto con il culto antico delle anime pezzentelle.
L’usanza nasce nel 1600 quando la chiesa permette di celebrare messe in suffragio dei famigliari defunti ma anche di quelle anime anonime seppellite nelle fosse comuni a causa di ondate di pestilenza e colera.
Molte le ossa e i teschi che i vivi scelgono di accudire e abbellire, i mali morti, le anime sospese del purgatorio, sono quelle alle quali si chiede di intercedere, sono il mezzo per espiare i peccati terreni, anime “pezzenti”, abbandonate, dimenticate alle quali portare fiori, merletti e piccoli doni, prendersi cura insomma di queste anime ed in cambio un giorno ricevere il perdono o la grazia.
Nell’ipogeo della chiesa si trovano bigliettini messaggi e oggetti ad ornamento dei teschi che sembrano immortali,
Tra queste, quella di Lucia, è l’anima più amata.
Il teschio coperto da un velo da sposa, ornato di una preziosa corona, è collocato di fianco ad una coppia di teschi che, nell’immaginario popolare, rappresentano i suoi servitori, una principessa morta suicida giovanissima subito dopo le nozze.
A quest’anima la tradizione popolare ha dedicato un altarino eleggendola protettrice delle spose e mediatrice per preghiere e invocazioni.
Insieme a lei sono migliaia in tutta la città i teschi
che dimenticati trovano un nome e una storia
nel sottosuolo di tutta la città
Il nostro viaggio tra i morti termina nella Basilica di San Pietro ad Aram luogo in cui il culto ebbe inizio, inglobata in un palazzo alla fine di C.so Umberto I anche qui il nome arriva da una leggenda legata alla sua fondazione, in tipico stile neoclassico ha un’unica navata, importanti le due opere giovanili di Luca Giordano, ma la cosa che ci interessa di più e quello che si cela sotto questa chiesa, è infatti presente una seconda chiesa, molto più antica, vi si accede attraverso una scala a sinistra, è una chiesa utilizzata dalle prime comunità cristiane con cripta, per dare sepoltura ai morti durante la persecuzione romana. Ed è da qui che nel ‘600 nasce e cresce il culto delle anime pezzentelle, nonostante l’opposizione della chiesa, che nel ‘900 ha murato le ossa della cripta il culto non si è fermato, e i devoti hanno continuato ad accendere lumini e portare fiori ai propri morti
Ma tutto questo non viene visto di buon occhio dalla chiesa i morti vengono invocati e pregati più dei santi e allora alla fine degli anni 60 del 900 con un decreto bandisce definitivamente il culto.