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12 maggio 2024 * William De Biasi
Costruita a metà del 1800, la villa nacque dalla collaborazione tra lo stimato nobile Flaminio Ghisalberti gran ciambellano di Sua Maestà Francesco I e il famoso architetto neoclassico Afrodisio Truzzi.
Nel secolo successivo la proprietà dell'immobile passò alla famiglia Nocca.
Dopo essere stata acquistata da un ente religioso nel 1949, la proprietà subì il cambio di denominazione in "Villa Redentore".
Tuttavia, nel 1958, l'evoluzione delle esigenze d'uso richiese una profonda ristrutturazione, che previde la costruzione di un terzo piano sopra i due livelli esistenti, l'installazione di una copertura metallica sul cortile interno e la completa riconfigurazione degli spazi interni.
La villa in stile Neoclassico è costituita da un lungo edificio principale, orientato nord-sud, la cui facciata est fa da sfondo prospettico alla strada proveniente da Borghetto; all'estremità nord dell'edificio si trova una cappella gentilizia.
Era originariamente dotata di un parco all'inglese e di alcuni edifici rurali secondari.
Successivamente la casa passò nelle mani della famiglia Pavianoca e venne ceduta agli inizi del '900 al Seminario di Lodi, divenendo residenza estiva del clero.
Durante la Prima Guerra Mondiale venne requisita temporaneamente e adibita a ospedale militare.
Nel 1927 la villa fu trasformata in un impianto per la lavorazione della seta fino agli anni Quaranta. A quel punto tornò ad essere residenza estiva per i seminaristi della Mensa Vescovile di Lodi, il cui nome fu cambiato in “Villa Redentore”.
Dal 1943 al 1945 una parte di Villa Salvatore ospitò il Collegio Martelline, costretto a trasferirsi temporaneamente da Milano a causa della guerra.
Si dice, ma non ci sono prove documentali, che l’abitazione servì per un certo periodo come residenza segreta di Mussolini dopo la sua liberazione dal carcere da parte dei nazisti.
Dal 1950 la villa fu sede di un centro dedicato alla missione dei seminaristi del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano.
In quel periodo la struttura subì notevoli modifiche, compromettendo parzialmente la struttura originaria e gli spazi interni, mentre i grandi affreschi vennero quasi del tutto cancellati. A causa del calo delle occupazioni sacerdotali, la struttura venne abbandonata negli anni '70.
Dopo il 1979 il Comune di Sant’Angelo Lodigiano decise di acquistare la storica dimora; pochi anni dopo la struttura divenne sede dell'Istituto Professionale Statale per l'Agricoltura, che dedicò la propria formazione alle industrie molitorie e pianificatorie, basandosi sul già esistente Istituto sperimentale per la cerealicoltura.
Lo sforzo durò solo circa dieci anni.
Forse a causa dell'isolamento dei luoghi e della difficoltà nel raggiungerli, nei primi anni Novanta la scuola fu trasferita all'IPSA e gli spazi dedicati alle classi e ai laboratori furono nuovamente abbandonati.
Ancora oggi l’edificio rimane abbandonato e presenta problemi di conservazione.
Il grande complesso ha una struttura a ferro di cavallo, il lato interno crea un cortile che è stato coperto da una struttura metallica con una tettoia ondulata che lasciando passare la luce crea un riverbero tra il verde e l’azzurro, il lato destro presenta una serie di stanze dove restano i segni di quello che una volta era la cucina, e la zona refettorio. Ovunque c’è solo distruzione e accumuli di spazzatura, tutte le porte sono state completamente spaccate. Proseguendo lungo i corridoi incontriamo altre stanze , in una si nota una lunghissima vasca e al muro una struttura che serviva per appendere le provette ed il materiale da laboratorio.
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