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17 novembre 2023 * William De Biasi
Anno 1932, sette operai della Said (Società Anonima Italiana Dattilografica) decisero di cambiare il loro destino investendo 82.000 lire e segnando il percorso di quella che sarà un’importantissima azienda del nostro paese.
Fondarono a Crema, sulle ceneri di un ex azienda che produceva ferri di cavallo e attrezzi agricoli, la Società Anonima Serio, fabbrica per la produzione di Macchine da scrivere.
Il primo modello fu la SABB, seguito subito dopo dal modello MONDIAL e successivamente dal modello EVEREST 35. Sull’onda del successo arriva pochi anni dopo la EVEREST 42 che resterà la punta di diamante dell’azienda, oltre ad essere la prima macchina da scrivere con tastiera su 4 file invece di 3, introducendo quello che sarà poi uno standard per tutti i produttori a livello mondiale.
Grazie all’autarchia fascista, negli anni che seguono la Serio, (ormai conosciuta come Serio Everest grazie al successo della sua 42) ebbe una fortissima impennata, tanto che a cavallo tra gli anni 40 e gli anni 50 oltre alle macchine da scrivere estese la produzione anche alle addizionatrici a tre operazioni.
L’azienda in quegli anni contava ben 509 operai, 26 impiegati, oltre a meccanici e rivenditori esterni ed è diventata intanto una Spa.
Figura di spicco per l’azienda fu di sicuro Eliseo Restelli, che grazie alla sua esperienza venne chiamato a Crema dalla Serio Everest, lavorando e sviluppando modelli di punta tra cui l'Everest 44 con carrello rialzabile per le maiuscole (1935) ed altri che introducono il sistema di espulsione automatica dei fogli e i marginatori automatici.
Nel 1951 la ditta aprì a Milano un nuovo stabilimento e furono istituiti uffici di rappresentanza e vendita in molte città italiane. Questa sua solidità le permise di uscire dal secondo conflitto mondiale e riprendersi in tempi rapidi e sempre grazie alla maestria di Eliseo Restelli si arrivò all’introduzione di alcune importanti innovazioni come l’elettrificazione del carrello.
L’ingresso della Olivetti:
Ma come tutte le belle storie anche per la Serio Everest iniziano i primi problemi. La scarsa volontà di investire in nuove tecnologie la portò in una fase di stallo; l’azienda iniziò a non essere più né all’avanguardia né tanto meno competitiva, ed ecco che nel 1960 subentrarono i piemontesi della Olivetti.
In una primissima fase l’operazione venne taciuta e furono smaltite le scorte dei prodotti Everest, due anni dopo venne trasferita nel nuovo polo di Crema la produzione di prodotti obsoleti destinati al mercato sudamericano. È in questa fase che il personale della l’azienda subisce un primo taglio passando da 1100 operai a circa 800.
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