Costruirò il mio castello mattone dopo mattone, poiché so che con piccoli sforzi ripetuti si porta a compimento qualsiasi impresa.
In un paese pieno di bellissimi castelli antichi, da lontano le torri appuntite dell'edificio più alto di Hajmáskér lo rendono facile da confondere con un sontuoso palazzo nel mezzo della campagna ungherese. Ma dopo un esame più attento, l’edificio cupo e fatiscente inizia a rivelare la sua storia, quella di una delle più grandi caserme dell’Europa orientale.
Il villaggio di Hajmáskér è piccolo, con circa 3.000 abitanti, mentre il castello di Hajmáskér o Caserma Hajmáskér, è di dimensioni impressionanti e presenta una caratteristica torre sporgente sulla facciata anteriore.
Alla fine del XIX secolo Francesco Giuseppe I d’Austria fondò ad Hajmáskér, un insediamento militare per ospitare le unità di artiglieria, attorno ad esso sorsero gli altri edifici, tutti legati alla base militare, ed ecco che quella divenne una delle più grandi caserme militari dell'epoca austro-ungarica. Si dice che potesse contenere circa 1.000 soldati quando era operativa.
Durante la I Guerra Mondiale, la caserma oramai completamente autosufficiente divenne così grande da ospitare anche una prigione per prigionieri di guerra e aveva persino una sua valuta.
Eccoci invece durante la II Guerra Mondiale, fu nell’ambito dell’operazione Margareth nel marzo 1944 che Hitler ordinò alle sue truppe di occupare l'Ungheria, di conseguenza, i soldati tedeschi stabilirono una base nel castello di Hajmáskér e lo usarono come centro di comando militare e quartier generale locale.
Successivamente, dopo la guerra vi si trasferì l'esercito sovietico, l’Armata Rossa prese il controllo del castello, non fu un’occupazione ordinaria in quanto i sovietici vi rimasero per tutta la Guerra Fredda, ovvero fino alla caduta dell'Unione Sovietica nel 1990.
Due generazioni di ungheresi hanno quindi condiviso le loro giornate con quelle dei militari sovietici, più che una convivenza forzata era diventata una relazione simbiotica di fiducia reciproca, I sovietici scambiavano benzina con vino ungherese. Hajmáskér fu poi prontamente abbandonato dai soldati, che spogliarono l'edificio di tutti gli oggetti di valore, lasciando come unica traccia del loro passaggio i giornali appesi alle pareti.
Nei 25 anni successivi, l'edificio abbandonato a sé stesso è invecchiato con grazia anche se alcune parti risultano pericolanti ed inagibili, l’intera area emana un'atmosfera silenziosa e inquietante nel centro del villaggio di Hajmáskér. Ovviamente come tutti i castelli anche qua non mancano le leggende si dice che a volte si possono sentire i fantasmi, beh, più probabilmente sono gli orribili ululati e i sussurri dei bambini locali che giocano tra le rovine decrepite e pericolose del castello.
Come spesso succede il recupero di queste strutture è quasi sempre impossibile, e non resta altro che aspettare che in una lunga agonia i fantasmi del tempo cancellino ogni traccia.
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