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29 ottobre 2023 * William De Biasi
Tre nuovi arresti sono stati effettuati ieri nell'ambito della “operazione vini Ferrari”. Con questo titolo di giornale il 24 febbraio del 1967 si pose fine a una grandissima azienda. Invidia e politica hanno distrutto il sogno di un grande imprenditore e lasciato senza lavoro centinaia di famiglie, un’azienda che in mezzo all’invidia crebbe al punto di determinare il prezzo del vino alla borsa di Milano.
Correva l’anno 1960, era il 10 Marzo, e veniva registrato il “Brevetto Marchio d’Impresa”, e così nacquero le “Cantine Bruno Ferrari” 100% italiane, 100% cremonesi, nate a Persico Dosimo, alle porte di Cremona.
Un lungo processo mai terminato, durato oltre 25 anni ed infine sanato poi con l’amnistia, l’azienda appena nata crebbe in maniera veloce ed esponenziale, come moltissime aziende cresciute nel dopoguerra, quando tutto era da rifare, tutto da ricostruire e quindi il nostro paese non fece fatica a risollevarsi dalle rovine del conflitto, passando da una precedente civiltà contadina a quella industriale.
Molti gli italiani quindi che seppero costruire un impero dal nulla e, che come Bruno Ferrari in poco più di quindici anni passò dal vendere vino alle osterie del paese, girando con un carretto trainato da un cavallo, all’azienda vinicola più moderna ed all’avanguardia d’Italia.
Bruno Ferrari iniziò quindi aiutando il padre nel commercio di uva, granaglie e prodotti da impiegare nell’allevamento dei bachi da seta; successivamente decise quindi di mettersi in proprio aprendo una piccola cantina alle porte di Cremona, un territorio sicuramente dove la vocazione al vino mancava, anzi non era mai esistita.
La prima fiera Internazionale di Cremona nel 1946 fu un sicuro trampolino di lancio per Ferrari al punto che negli anni successivi i suoi vini furono presenti alle fiere di Milano, Parigi, Bruxelles, Monaco.
La cantina di Dosimo venne ampliata ma la richiesta raddoppiò al punto che la produzione cremonese non fu più sufficiente a coprire il fabbisogno, ecco allora che Bruno Ferrari decise di aprire nuove cantine, in Piemonte, Toscana, Lago di Garda e persino in provincia di Salerno.
I “vini Ferrari” arrivarono ovunque nel bel paese, più di mille dipendenti di cui 470 solo a Dosimo. Troviamo traccia di questo enorme successo nelle foto in bianco e nero di allora, con i furgoni che escono dalla fabbrica, la benedizione dei mezzi in Piazza del Duomo a Cremona, e poi le prime pubblicità alla tv. Erano gli anni del tubo catodico e del Carosello, grazie al quale il famoso “vino delle colline Cremonesi” aveva il suo slogan, "Vino genuino di grande qualità".
All’apice del loro successo, si scatenò poi uno scandalo dalle quali le “Cantine Ferrari” non riuscirono più ad uscirne. Era il periodo del vino adulterato, delle “frodi del vino”; su un articolo di un quotidiano si parlava di vino adulterato per un terzo della produzione nazionale.
Una piccola cantina del Piceno finì nel mirino dei Nas, i collegamenti con le “Cantine Ferrari” furono l’inizio della fine.
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