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22 maggio 2022 * William De Biasi
Giace così seminascosta alla vista di molti, dietro ad una imponente cancellata e coperta da alberi secolari, sobria nella sua facciata esterna, dipinta di bianco, che spicca contro il verde di quello che un tempo era un magnifico giardino, bizzarra negli interni e nelle sue pompose finiture.
Frontalmente la villa con la sua pianta rettangolare disposta su due livelli è caratterizzata da un piccolo porticato sorretto da quattro colonne squadrate in stile dorico, che sorreggono poi l’ampia balconata al piano superiore, sul retro della villa si nasconde una piscina oramai vuota e ricoperta di vegetazione, la sua forma strana si amalgama a tutta la struttura, intorno statue di puttini e forme femminili andavano a decorare tutto l’insieme.
Poco si conosce della storia di questa villa, e come sempre accade, non esiste un luogo abbandonato che non abbia dietro di sé almeno una leggenda, ma questa parte ve la vogliamo risparmiare.
Decidiamo quindi di entrare, il portone principale e chiuso ma ne ammiriamo le fattezze, tutto in legno intagliato, presenta due visi umani simmetrici racchiusi in una cornice sorretta da due putti, troviamo comunque aperto il portoncino laterale, e siamo subito dentro, i muri delle stanze sono tutti elegantemente ricoperti da carta da parati che con il passare degli anni ha iniziato a staccarsi dalle pareti in più punti, elegante nei disegni contrasta con i soffitti delle stanze che nel loro bianco candore mostrano la loro elegante fattezza all’occhio dello scrutatore.
I ricchi tendaggi rosso amaranto creano un’atmosfera elegante, i camini incorniciati in colonne dorate ci fanno capire quanto questi spazi fossero eleganti e quanto benestante fosse la famiglia che vi abitava.
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Entrando nell’atrio da subito veniamo colpiti dalla scala, rivestita di marmo rosso, nel suo movimento sensuale viene avvolta da una ringhiera con un corrimano rivestito di morbido velluto rosso, alla base del corrimano una grossa testa di levriero faceva capolino, ormai rubata insieme ai lampadari che pendevano dai bianchi soffitti.
La scala che collega i due piani è davvero il pezzo forte di questa casa, la ringhiera presenta ad intervalli regolari figure di levrieri in tutta la sua lunghezza e da questo particolare che capiamo anche il nome urbex attribuito a questa villa, la villa dei levrieri, la villa dei figli del vento.
Ai piani superiori le camere da letto, ognuna con bagno privato, la stanza principale ha un bagno dove una ricca specchiera in legno dorato incornicia il lavabo da dove è stata asportata la ricca rubinetteria, entrando poi dentro alla stanza notiamo subito le ricche pareti affrescate, un letto molto semplice in ferro battuto nero su una pedana in legno stride con l’eleganza dei muri, dove affreschi neoclassici rappresentano uomini e spensierate dame che nelle loro eleganti vesti e con il capo cinto da ghirlande floreali sono intente in varie operazioni.
Le restanti stanze sono piccoli studi, angoli lettura e librerie, il nostro tempo è finito e come sempre succede lasciamo questa dimora con un enorme dubbio, come mai, cosa può aver mai spinto una famiglia ad abbandonare una ricca dimora come questa, una domanda che non avrà mai una risposta, e con silenzioso rispetto chiudiamo anche questa porta alle nostre spalle.
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