La vita va vissuta lontano dal paese: si profitta e si gode e poi, quando si torna, come me a quarant’anni, si trova tutto nuovo. Le Langhe non si perdono.
(Cesare Pavese)
7 tappe imperdibili
giugno 2021 * Lara Branchi *
La vita va vissuta lontano dal paese: si profitta e si gode e poi, quando si torna, come me a quarant’anni, si trova tutto nuovo. Le Langhe non si perdono.
(Cesare Pavese)
La Morra e la panchina gigante Rossa
La prima tappa è La Morra arriviamo e parcheggiamo la macchina. Camminiamo una decina di metri e ci ritroviamo in un piccolo borgo dove una salita ci porta di fronte ad una scalinata, un enorme balconata e in fondo di fronte a noi un meraviglioso panorama. Da qui si vedono tutte le langhe, in questa balconata, ai nostri piedi i vari nomi dei paesi che in linea d’aria puoi scorgere guardando l’orizzonte davanti a te. Qui si dice pure, che se hai un orecchio affinato si possa sentire il rumore del mar ligure. Il mio non lo è, ma la meravigliosa pace che si sente, e già qualcosa di appagante.
Ci dirigiamo di nuovo verso la macchina, questa non sarà una classica gita come tutte le altre, cioè molti passi a piedi e pochi passi in macchina, se così si può dire, inoltre abbiamo sentito parlare delle panchine giganti, sappiamo che una è proprio qui. Dopo circa 10 minuti in auto eccola lì, sul lato della strada, rossa, immensa, la voglia di salirci è paragonabile alla voglia di gelato di un bambino davanti alla gelateria, finalmente ci saliamo, qui sopra ci sentiamo piccoli, ancora più piccoli ammirando davanti a noi questo immenso panorama.
Chris Bangle, designer americano ha ideato la sua prima panchina proprio nel paese dove abita con la sua famiglia, BIG RED BENCH #1 è infatti collocata proprio nel paese di Clavesana affacciata sul paesaggio e accessibile a tutti, torniamo indietro al 2010 e ad oggi le panchine realizzate sono in totale 151, anzi 152 con l’ultima realizzata ai primi di Giugno a Gerre de Caprioli (CR) lungo le sponde del Po "Così è accaduto per la Panchina Gigante. Tutto è iniziato come un progetto tra amici e vicini di casa, e adesso sta conquistando il cuore e la passione di molte persone, che difficilmente avrebbero immaginato di guardare un giorno le montagne e i vigneti italiani seduti su un pezzo di arredamento da esterni fuori scala… ” Chris Bangle
Clavesana, 2014
Ed in effetti risulta così oltre a sentirsi bambini in questo spazio gigante, ogni panchina ha solo una prerogativa, essere installata su un terreno pubblico con accesso a tutti ed avere una vista da togliere il fiato.
Potete trovare la lista di tutte le installazioni sul sito del Big Bench Community Project buona caccia a tutti!!
Cappella del Barolo arte contemporanea tra i vigneti
La prossima tappa, è una sorpresa, Will non ci vuole rivelare dove stiamo andando.
Mi dà solo un indirizzo da mettere sul navigatore e via.
La nostra destinazione sarà raggiunta dopo 10 minuti.
La macchina si dirige verso i filari di viti, in una stradina di collina sterrata, io e Michael un po' increduli ci guardiamo, ma sappiamo che possiamo fidarci di papà.
Ed è cosi, fra tutto quel verde riusciamo a vedere un esplosione di colori, una costruzione stranissima dipinta con colori dalle tonalità molto accese.
Meravigliati di vedere così tanto colore in mezzo alle viti, parcheggiamo e ci avviciniamo.
L’ex Cappella di S.S. Madonna delle Grazie era una cappella mai consacrata conosciuta anche con il nome di Cappella del Brunate o Cappella del Barolo.
Costruita da alcuni contadini nel 1914 come struttura di riparo nei giorni di pioggia o grandine venne acquistata dalla famiglia Ceretto nel 1970 e dopo anni di totale abbandono venne completamente ristrutturata dagli artisti Sol LeWitt e David Tremlett che da un semplice rudere tirarono fuori un'opera d’arte contemporanea unica nel suo genere in Italia.
Con questi meravigliosi colori negli occhi, riprendiamo la macchina e via verso la prossima tappa.
Serralunga d'Alba
La nostra prossima tappa è Serralunga d’Alba un piccolo borgo medioevale arroccato sulla collina, con uno splendido castello, tra quelli meglio conservati nel territorio, qui visitiamo inoltre la chiesa del paese, molto affrescata e curata. L’attenzione mia e di Michael si sposta però verso un parchetto. Rubiamo un po' di tempo a questa visita per fare un paio di giri sull’altalena, e per un attimo ritorno bambina.
Riusciamo a malincuore ad uscire dal parchetto e ci dirigiamo verso il castello, attorno a noi stormi di corvi aleggiano rendendo la visita ancora più misteriosa.
Finiamo la visita ed un certo languorino inizia a farsi sentire, decidiamo di fermarci in un locale ai piedi del castello. Sorseggiamo un calice di ottimo Arneis ghiacciato e sentendo i profumi uscire dalla cucina decidiamo di fermarci a pranzo,
Questo nostro weekend non era troppo pieno di tappe come al solito, era più un avventurarsi e trovare cose nuove, così.
Monforte d'Alba e la panchina gigante Viola
Ripartiamo e ci dirigiamo a Monforte d’Alba …correva l’anno 1028 e sia il Feudatario sia la popolazione abbracciavano la religione catara, ma essendo considerato un movimento ereticale si arrivò ad eseguire delle vere e proprie crociate per estinguere il movimento, condannando al rogo i loro seguaci, Corso Monforte a Milano è appunto chiamato così in ricordo di questi avvenimenti.
Ma proseguiamo la nostra visita, parcheggiata l’auto la prima cosa che balza all’occhio è la chiesa Parrocchiale della Madonna della Neve in tipico stile neo-gotico, merita una visita per i suoi stucchi le volte a botte e l’organo a canne.
Ci dirigiamo su per una ripida salita, non troppo entusiasti e un po’ rallentati dal buon vino e dal buon cibo, ma siamo assolutamente alla ricerca della seconda panchina gigante quella viola. Bene, da lì a poco eccola di fronte a noi.
Che cosa strana che sono queste panchine, ci sediamo sopra e ammiriamo il panorama davanti a noi, spettacolo.
Ogni panchina è messa in punti più o meno visibili, ma che lasciano panorami negli occhi non indifferenti.
Visitiamo anche le panchine di Dogliani e Monchiero, non potevamo perdercele. La nostra prima giornata è finita, ma non prima di passare da Dogliani e Monchiero, una visita anche alle loro panchine va fatta infine la cosa che tanto attendavamo arriverà stasera, la classica cena da Pane e Vino, e dal nostro amico Flavio, proprietario e grande uomo.
Quindi doccia, riposino di dieci minuti e di nuovo fuori a Cherasco dove la nostra meravigliosa cena ci aspetta.
Arriviamo al ristorante e dopo quasi due anni, riassaporiamo il gusto di una semi libertà, dell’ottimo cibo (una battuta di Fassona, da volar via, e non scherzo) di un servizio impeccabile e della cortesia, cordialità e simpatia di Flavio.
La sera si chiude in bellezza fra amici, stanchi si ritorna nel nostro alloggio, domani ci aspettano altri colori e sapori.
Ci alziamo, prepariamo le valige da mettere in macchina e prepariamo noi.
Colazione alla Pasticceria Asselle dove acquistiamo solo degli ottimi amaretti morbidi da portare a casa, nonostante la vetrina ci attiri a lei con mille leccornie invitanti.
Grinzane Cavour
Riprendiamo la machina e raggiungiamo subito Grinzane Cavour il paese che dall’alto viene dominato dall’imponente Castello, prima residenza del Conte Camillo Benso, ebbene sì il grande statista del risorgimento italiano non solo alloggiò presso il castello ma fu anche sindaco di Grinzane per ben diciassette anni, oggi il Castello è visitabile ed è anche sede del museo del vino.
Non molto distante si trova anche le tenute di Fontanafredda che sembra siano da Camillo Benso, grande innovatore nel campo enologico, donate a Bela Rusin sua amante. Da sperimentare una visita con degustazione.
Barolo e la panchina Viola di Farigliano
Partiamo verso Barolo, la nostra curiosità ci porta a visitarla senza la confusione del festival, qui visitiamo le vie che ora sono deserte, assaporiamo la tranquillità di questo borgo che invece fino a prima del lockdown si animava in uno dei festival più belli in assoluto, COLLISIONI, pensate solo di unire ottimo vino a ottima musica e mischiare tutto con importanti personaggi della letteratura insomma un Agri-Rock Festival unico che purtroppo da quest’anno si trasferisce di location e quindi sarà molto più sobrio e astemio!
Passeggiamo nelle vie, ricordando le varie piazze con in vari artisti che negli anni abbiamo visto.
Ritroviamo il nostro locale LHANGAR WINE BAR dove assaporavamo sempre degli ottimi calici di vino e decidiamo di sederci.
Ritroviamo Giulia la barista che conoscemmo due anni prima.
La cordialità qui è di casa, ci fermiamo per il classico aperitivo che poi guardando il menu diventerà un ottimo pranzo con delle eccezionali focacce farcite con stravaganza. Davvero ottime.
Pausa finita, veramente soddisfatti di tutto, decidiamo di cercare un’ultima panchina gigante quella Viola per poi andare a fare una degustazione che anticipatamente avevamo prenotato alla Cantina, l’Astemia Pentita.
L’astemia Pentita
Arriviamo appena in tempo, prima che un temporale oscuri tutte le vigne, per nostra fortuna il tutto dura solo 15 minuti.
Entriamo nella cantina, il posto è a dir poco attraente, “La prima cantina POP al mondo” così l'architetto Gianni Arnaudo ha definito il progetto, tutto molto moderno, molto pulito. Il pavimento è a dir poco stravagante, fieno intrappolato in una resina che crea una sorta di collegamento con l’esterno, infatti la cantina nella sua architettura riproduce due scatole di vino sovrapposte, e parliamo della punta dell’iceberg, difatti la cantina si sviluppa in un ambiente ipogeo
Sopraggiunti tutti i partecipanti, ora attorno a Giorgio ascoltiamo attentamente la storia di questa cantina e di questo insolito nome. Ci racconta che la sig.ra Sandra Vezza fino ad allora astemia acquistò queste vigne da due contadini, che non volevano venderle ai “vicini di vigna”, forse un po' per gelosia di quella tanto curata vigna che produce un vino particolare che si stava nel tempo perdendo.
Comunque la signora Vezza riuscì ad acquistarla ed in onore dei due contadini creò due bottiglie stravaganti a forma di donna e uomo, un gesto direi molto nobile. Anche l’arredo è in linea con lo spirito della proprietaria, troviamo infatti elementi iconici di Gufram come il divano bocca o la poltrona Roxane
Iniziamo la visita e scendiamo nei sotterranei con la nostra esperta che ci spiega i vari passaggi e le fasi della lavorazione delle uve, qui la location è stata dipinta interamente a mano, sulle pareti e sul soffitto ci sono foglie autunnali a ricordare la stagione in cui l’uva viene raccolta. Nella stanza accanto ritroviamo le botti in legno, qui viene spiegato come il legno usato, tutto Rovere francese e di Slavonia ed i vari sentori che lo stesso rilascia insieme alla microssigenazione siano la base per la riuscita di un pregiato vino
Arriviamo alla stanza successiva, qui le foglie si sono fatte di un colore primaverile, troviamo le macchine che etichettano le bottiglie ed i vari stoccaggi, il nostro percorso continua ora all’esterno e passiamo fra le vigne di Cannubi che donano l’uva per gli ottimi vini che andremo a degustare.
Ci ritroviamo nella location iniziale, dove ci viene assegnato il nostro tavolo, che la degustazione abbia inizio. Veniamo seguiti da Stefano un ragazzo molto educato, dettagliato nel proporci i vari assaggi, ed esaustivo alle nostre domande. Coinvolge anche Michael, è questa è un attenzione che fa piacere.
Gustiamo ottimi vini bianchi e rossi passando dalla Nascetta vitigno autoctono che era oramai quasi perso al più aristocratico Barolo, ci intrattiene con la storia dettagliata dell’azienda vinicola, il pomeriggio passa splendidamente, fra un ottimo calice di vino ed un tagliere di salumi e formaggi.
Si sono fatte oramai le 18.30 e per noi a malincuore è arrivato il momento di lasciare queste cantine, e queste meravigliose Langhe che ci hanno tranquillizzato l’anima, riempito gli occhi e appagato lo pancia.
Ma torneremo presto a parlarvene, quest’anno non mancheremo alla Fiera del Tartufo ad Alba e ad un appuntamento ancora più godereccio, dal 17 al 20 Settembre saremo a CHEESE a Bra.
A presto!