Carlina il Fantasma del Duomo
Anche il Duomo di Milano nasconde un suo fantasma, si chiama Carlina, originaria di Schignano, in provincia di Como, si narra che dovesse sposarsi con il suo amato, un certo Renzino e per sfuggire all’usanza del “jus primae noctis” da parte del feudatario, ovvero il diritto di consumare con le novelle spose la prima notte di nozze, decise di vestirsi con un abito di seta nero e con il capo coperto. In una fredda giornata di Ottobre partì alla volta di Milano in viaggio di nozze, la coppia di sposi decise quindi di salire sul Duomo. Ma qualcosa disturbava la coppia, forse la nebbia che avvolgeva tutto, sembra che Carlina rimase particolarmente colpita dalle statue e dei draghi presenti. La sua inquietudine e la sua insofferenza era causata dal fatto che, si era concessa ad un giovane straniero, rimanendone incinta prima delle nozze.
Carlina nascose il tradimento al marito, nella speranza di fargli credere che il frutto che portava in grembo fosse suo, ma quel luogo ricco di simboli e sagome inquietanti, fecero crescere in lei il rimorso. Ad un certo punto, forse per il pentimento o forse per la paura e per l’agnosia, giunta all’altezza della guglia Carelli lasciò improvvisamente la mano del suo amato ed iniziò una folle corsa che la vide sparire tra le guglie e la nebbia.
Renzino cercò la sua amata invano, ma il corpo della novella sposa non venne mai trovato, incidente oppure suicidio resta questo un gran mistero.
Ad oggi, sono innumerevoli le testimonianze che la vedono ancora interprete di misteriosi avvistamenti. Difatti il fantasma della Carlina sembra che compaia alle spalle di ignari sposi, ma senza disturbare con il suo abito di seta nero e gli occhi bianchi.
Il fantasma del Duomo di Milano, è comunque considerato come augurio per i giovani sposi, quasi un porta fortuna, nella speranza che il loro destino possa essere migliore di quello della giovane Carlina.
Galleria Vittorio Emanuele II - Suicidio Mengoni
Il salotto della borghesia milanese è ricco di misteri e luogo di suicidi come quella dell’architetto e ingegnere Giuseppe Mengoni che precipitò dall’impalcatura più alta della sua Galleria, dopo un volo di 32 mt, il giorno 30 Dicembre 1877 si schiantò al suolo proprio di fianco al famoso toro, famoso per le sue palle, simbolo della città di Torino… omicidio o suicidio il mistero ancora oggi e irrisolto.
E' il giorno della vigilia dell’inaugurazione del nuovo edificio. Qualcuno parla di suicidio a causa delle critiche espresse da più parti e alla delusione per la mancata presenza del re all'inaugurazione. Nessuno sapeva che tale assenza era causata dalla condizioni di salute oramai critiche di Vittorio Emanuele II, tenute segrete, e che il re sarebbe morto dopo pochi giorni.
Inoltre il giorno 31 scadevano i termini della consegna dell'opera, che non essendo del tutto terminata, avrebbe portato l’architetto a dover corrispondere una considerevole penale. Motivo per cui egli teneva particolarmente a vedere conclusa la sua opera, purtroppo però pagò una penale ben peggiore: ovvero la propria vita.
La Scala – il fantasma della Callas
Continuando il nostro tour lungo la galleria sbuchiamo direttamente in Piazza della Scala, anche qua non mancano i fantasmi ed i misteri anzi… primo fra tutti il fantasma della Callas, un fantasma dell’opera in stile meneghino che si dice compaia nella zona dei loggioni, con l’intento di spaventare gli ignari spettatori per vendicarsi dei fischi e delle parole ricevute a Roma durante una sua apparizione… “Torna a Milano, ce costi un mijone!” le urlarono, e la Callas irritata abbandona l’esibizione, era il 2 Gennaio del 1958, ma se il fattaccio è avvenuto a Roma allora come mai il suo fantasma compare a Milano…?
Al suo rientro a Milano, il gesto la fece entrare in conflitto con il sovrintendente della Scala, Antonio Ghiringhelli che, dopo una impeccabile esibizione, le dimostrò di essere persona non gradita, costringendola a raccogliere gli ultimi veri festeggiamenti solo una volta fuori dal teatro.
Palazzo Marino - Fantasmi e delitti
Volgendo le spalle alla Scala e attraversando la relativa piazza ci troviamo di fronte a Palazzo Marino, Oggi è la sede del Comune di Milano, ma all’epoca la cittadinanza era ostile al ricco gabelliere Tommaso Marino.O crollerà, o brucerà,
o un altro rapinatore lo ruberà
L’uomo che aveva commissionato all’architetto Galeazzo Alessi il grande palazzo era all’apice della fama economica e politica nel 1563. Un anno infausto in cui cominciarono seri problemi familiari, il suo secondogenito Andrea, allora quattordicenne, in un eccesso d’ira aveva ucciso un servitore del primogenito Niccolò accusandolo di mettere zizzania tra lui e il fratello.
Tommaso Marino, uomo senza scrupoli aveva al soldo un esercito di bravi (alla stregua de “I Promessi Sposi”) i quali erano incaricati di riscuotere i crediti e le tasse che i morosi non volevano o non potevano pagare prima per conto del re di Francia Luigi XII, poi per il re di Spagna Filippo II.
Accanto al mestiere di esattori, i Marino, nonostante la religione cattolica, praticavano l’usura, con tassi di interesse vicini al 18 per cento.
I milanesi lo odiavano a tal punto che lanciarono una maledizione sul cantiere:
Sembra una profezia di Nostradamus e in effetti i guai arrivarono presto…Congeries lapidum
multis constructa rapinis,
aut ruet,
aut uret,
aut alter raptor rapiet
Purtroppo i guai per Tommaso Marino non erano finiti anzi nel 1564, dovette far fronte a un problema ben peggiore. Il primogenito Niccolò, colto da un eccesso di gelosia uccise la moglie, Luisa de Lugo de Herrera, e qui davvero il ricco genitore non poté fare altro che diseredare nel 1565 il figlio uxoricida, ma i guai non erano ancora finiti difatti la bellissima Arabella Cornaro figlia di un nobile veneziano e moglie di Tommaso Marino trova la morte in circostanze misteriose, il suo corpo fu trovato senza vita, impiccata al baldacchino del letto nella loro residenza di campagna. Di li a poco nel 1572, morì anche Tommaso Marino, il regio fisco si dichiarò creditore verso i Marino di 1 milione e 780 mila lire dell’epoca. Cominciò così la corsa ad accaparrarsi il Palazzo, incompleto nelle facciate sull’attuale via Marino e lungo il vicolo Straccione, che dava sulle fatiscenti case poi eliminate per far posto all’attuale piazza della Scala, ma completato su piazza San Fedele, Ma non finisce qua Virginia, figlia di Tommaso, inguaiata e piena di debiti trova la salvezza sposando nel 1574 Martino de Leyva, appartenente a una famiglia benvoluta a Madrid, riuscendo a rilevare una parte del palazzo. Proprio qui nel 1575 nacque Marianna De Leyva, la manzoniana Monaca di Monza. La madre Virginia Marino morì, forse di peste, un anno dopo la nascita di questa figlia che venne affidata alla bigotta zia Clara, ma questa è un’altra storia…
Palazzo Imbonati e i suoi misteri
Di fronte alla chiesa di Piazza San Fedele dietro a Palazzo Marino c’era un palazzo che era la sede di una banca e che si chiamava Palazzo Imbonati, il palazzo più infestato di Milano, dove c’è il fantasma di Giuseppe Prina, un ministro del periodo napoleonico che fu ucciso proprio in questa piazza.
Si diceva che all’interno ci fossero delle presenze a cui lo scrittore Thomas de Quincey, venuto a Milano, si ispirò per scrivere il romanzo “Suspiria de profundis” (1845) che a sua volta ha ispirato Argento.
Il film horror di Dario Argento Suspiria (1977), ispirerà una serie tv con protagonista lo scrittore Thomas de Quincy nei panni di un indagatore dell'occulto. Suspiria de Profundis, questo il titolo del romanzo. Purtroppo di Palazzo Imbonati non c’è più traccia al suo posto, in piazza San Fedele, sorge la Banca nazionale del lavoro. Costruito nel Cinquecento fu quasi completamente distrutto nel 1685 da un incendio e solo nel 1743 ricostruito grazie agli interventi di restauro voluti dal conte Giuseppe Maria Imbonati, che ne fece la propria residenza e insieme la sede dell'Accademia dei Trasformati. Ma le voci e le leggende iniziarono a circolare insieme a inquietanti presenze, narra la leggenda di una ragazza che decisa a non sposarsi venne murata viva dal padre, prima di morire la ragazza maledì sia la famiglia sia la villa. Ma lo spirito della giovane fanciulla non era l’unica presenza della casa. La storia dell'edificio, qua si intreccia non solo con quella di Thomas de Quincey, ma anche con quella del poeta Alessandro Manzoni..
Sua madre Giulia Beccaria, quando abbandonò il marito per stare con l'amante Carlo Imbonati andò a prendere dimora proprio nel suo palazzo, lì vennero celebrate le nozze di Manzoni con Enrichetta Blonde e sempre lì andò ad abitare l'amata figlia Giulietta quando sposò Massimo d'Azeglio. Nel 1870 Palazzo Imbonati venne parzialmente demolito per far posto al Teatro Sociale, poi ribattezzato Manzoni, ma è curioso che la fatale caduta (che lo avrebbe portato alla morte il 22 maggio 1873) sia capitata proprio sugli scalini dalla chiesa di San Fedele, davanti a quanto restava della casa maledetta più famosa di Milano. Il Teatro Manzoni fu raso al suolo dalle bombe alleate durante la seconda guerra mondiale e al suo posto oggi sorge la Banca Nazionale del Lavoro. Delle presenze che un tempo infestavano Palazzo Imbonati non sembra esserci più traccia…forse…perché sembra che nelle notti di Maggio qualcuno abbia udito dei lamenti provenire all’angolo con la chiesa, sarà forse lo spirito Manzoniano...?