Il paradiso della musica ora è un Paradiso dei ricordi perché la vita è tutta la vita, o un momento appena.
Il “Paradiso” era la sua casa. Ha chiuso nel ’99 per potersi dedicare a suo marito, conosciuto come “Tunin del Dancing”, gravemente malato, ma il locale è come se non avesse mai chiuso, semplicemente ha cambiato destinazione d’uso, diventando la loro casa.
Al Dancing Paradiso tutti i preparativi necessari sono stati completati. I microfoni sono a posto, pronti ad amplificare i suoni della musica, le luci vibranti, sincronizzate con il ritmo della musica, aggiungono un'atmosfera frizzante. Il bar è completamente rifornito di bottiglie ben disposte, accompagnate da un assortimento di tazze e bicchieri. I mobili e le decorazioni creano un'atmosfera invitante, con vasi di grandi dimensioni che espongono intricati fiori in ceramica e fiori artificiali.
Tra gli ospiti ci sono numerose bambole, squisitamente realizzate per assomigliare a ragazze vittoriane, posizionate su tutte le sedie. Gli inviti sponsorizzano l’ultima festa, l’8 Marzo di un anno qualsiasi, “la festa della donna”. Tutti i tavolini sono oramai prenotati, lo si capisce da quel bigliettino impolverato che reca la scritta “riservato”.
In una vibrante tonalità di blu, l'insegna appesa al muro svetta orgogliosa al fianco del bar, indicando i prezzi d'ingresso: 10 mila lire cavalieri, 8mila per le dame e 4mila per i ridotti MR cioè Miliari e Ragazzi, la consumazione è facoltativa. Il bar si è trasformato in un vivace salotto, la piccola cucina è rimasta invariata, mentre la sala da gioco è stata riconvertita a zona pranzo. La pista da ballo, adornata con colori accesi, continua a irradiare la sua atmosfera incantevole. Solo pochi armadi pieni di abiti da sera ricordano la sua precedente funzione. Gli adulti e i ballerini ipnotizzati si riuniscono ancora qui, affascinati dall'energia e dallo splendore dello spazio, nell’immaginazione della sua proprietaria.
Nell’aria si percepisce ancora il suono della sua fisarmonica, se Guido Deber potesse ancora suonare…,ma oramai è un lontano ricordo. Suonò qui per l’ultima serata del Paradise, il 30 maggio, il manifesto di quella serata è posato in un angolo della pista da ballo, ma la musica oramai è spenta ed il locale è un “Paradiso dei ricordi”.
Tra queste mura la signora Paola ha visto, incontrato e conosciuto intere generazioni, perché qua sulle rive del fiume non si sentiva la concorrenza delle grandi balere. Il locale fu acquistato con immensi sacrifici quando Paola aveva solo 24 anni, erano gli anni ‘50: “Ho venduto le mie prime 4 birre il primo luglio del 1962”. In quell’anno prese il nome di Dancing Paradiso. Disse che sarebbe uscita “con i piedi davanti”, ed ha mantenuto quella promessa. La giunonica signora Paola con i suoi abiti vistosi ed i suoi capelli dai colori eccentrici se n’è andata infatti all’età di 85 anni, e con lei spariranno tutti i ricordi ed anche il Dancing Paradiso.
È proprio vero quello che dice Samuele Silva nel suo articolo in cui scrive che fra 100 anni (io anche meno) saremo tutti morti e sepolti, tra i nostri discendenti nessuno saprà chi eravamo e nessuno si ricorderà di noi, non resterà traccia del nostro passato e tutto ciò che oggi noi custodiamo gelosamente domani sarà semplice spazzatura per chi le erediterà, così il processo nella “valle della non memoria” è già cominciato.
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