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VENEZIA MISTERIOSA

e i suoi 10 luoghi oscuri
Le due colonne del Palazzo Ducale

Palazzo Ducale e la colonna consumata

Guardando frontalmente il Palazzo Ducale nella parte alta del loggiato si notano due colonne di colore diverso, esse sono infatti realizzate in marmo rosso anziché bianco, si dice che il Doge si sedesse proprio lì durante le cerimonie pubbliche, ma questo era anche il luogo delle pubbliche esecuzioni.

Vi veniva infatti collocata una gabbia, in veneziano “cheba”,
dove vi veniva racchiuso il condannato,
vittima delle beffe dei cittadini.

Tra le colonne veniva anche offerta l’ultima speranza, sul loggiato del Palazzo che dà verso la Baia di San Marco sulla quarta colonna che parte dall’angolo del palazzo era infatti legato il destino del condannato, difatti avrebbe avuto salva la vita colui il quale fosse riuscito a farci un giro in torno ovviamente senza cadere. Una cosa non facile, provare per credere!

Palazzo Ducale Venezia, le prigioni

Palazzo Ducale e il Ponte dei Sospiri

Un'occhiata veloce all’orologio e ci accorgiamo che si sta avvicinando l’ora per la nostra visita al Palazzo Ducale. Rimpostiamo il navigatore e via. Poco dopo arriviamo, fila con le varie procedure Anticovid ed eccoci, entrati. Queste enormi stanze, perché dire grandi non basta, tutte ricoperte di legno, che rendono questo luogo signorile anche se allo stesso tempo molto pesante e triste.
Incominciamo il percorso guidato, attraversiamo le varie sale, leggendo con Michael tutte le informazioni possibili. Sala dopo sala, dipinto dopo dipinto arriviamo alla sala più attesa per Michael, quella dell’armeria. Lì lo perdiamo, nel senso figurato della parola. I suoi occhi curiosi colgono i particolari di tutte le spade, gli scudi, le lance, le armature, le sue parole appena sussurrate raccontano di questi coraggiosi cavalieri, di come avessero potuto usarle e di cosa sarebbe potuto succedere. Io resto affascinata dalla sua fantasia, come sono speciali gli occhi di un bimbo, che non vedono il male, ma solo una grande forza nelle battaglie.
A fatica riusciamo a staccarlo e oltrepassare tutte le stanze delle armi, Michael si sarebbe fermato lì, ma abbiamo ancora molto da visitare. Proseguiamo ammirando la maestria di questi spazi, arriviamo alla sala del Maggior Consiglio. Qui veniamo rapiti da questo unico, in tutti i sensi, gigantesco dipinto “il Paradiso” opera del grande pittore Tintoretto anche le pareti laterali lo sono, per non parlare del soffitto. Restiamo a bocca aperta e col naso all’insù, per molto tempo.
Ci riprendiamo gli occhi, che ormai rapiti dalle scene rappresentate, pensavano di essere fra i protagonisti dei dipinti. E proseguiamo il tour, arriviamo a visitare la parte più buia del palazzo. Passiamo sul Ponte dei Sospiri, lo attraversiamo dall’interno e percorriamo gli stessi passi dei condannati. Ci fermiamo davanti a quella grata di cemento, cerchiamo di sbirciare fuori da quei piccoli spiragli, spontaneamente tocco le grate, che mi trasmettono tristezza. Quanti occhi per l’ultima volta hanno visto quel mare, e quanti pensieri e sospiri di speranza sono usciti da quegli spiragli per raggiungere il vento che in un attimo li ha portati via.
Costruito in Pietra d’Istria nel classico stile Barocco volutamente chiuso per evitare ogni via di fuga mette in collegamento la sala della magistratura con le nuove prigioni, una curiosità: sapevate che uno dei pochi a riuscire a scappare dalle prigioni fu Giacomo Casanova, il grande Dongiovanni?
Con quel pensiero triste ci avviciniamo alle prigioni sotterranee, qui la temperatura è molto fresca e la luce artificiale rende tutto più cupo. So che è un controsenso, ma sono meravigliose nella loro tristezza, accarezzo i muri, penso a com’era la vita quotidiana dei prigionieri, curiosa, inquieta e ansiosa, mi lascio distrarre dall’innocenza di Michael che ingenuamente cerca di entrare e sbirciare il più possibile fra le celle. E passato un bel po’ di tempo, è giunta l’ora di salire in superficie e di rivedere la luce, togliere i pensieri bui, e colorarli di vita. La nostra visita è finita, e come al solito la nostra curiosità ci ha trattenuti più del dovuto.

Ca’ Dario il palazzo maledetto Caffè in Piazza San Marco

Ca’ Dario il palazzo maledetto

Il nostro giro è terminato, spensierato e ondeggiante. Ora decidiamo di spostarci a vedere un magnifico palazzo situato sul Canal Grande . La maledizione del palazzo fin dalla sua costruzione ha portato tutti a suicidarsi, a morire di morte violenta o a finire in bancarotta. Dalla figlia del costruttore passando per personaggi famosi come il manager degli Who e Raul Gardini morto appunto suicida dopo il caso Tangentopoli.
Dall’anno della sua costruzione nel 1479 ben 9 persone proprietarie del palazzo morirono, noi lo vediamo di fronte e da lontano, divisi dal Canal Grande , che sia davvero stato costruito su un cimitero dei Templari? Avvolti e affascinati da questo mistero decidiamo di ritornare all’Hotel. Doccia, mezz’ora di riposo e ci prepariamo per uscire a cena. Qui voglio soffermarmi un attimo, data la pessima avventura di ieri sera, capiamo che è meglio affidarsi a Tripadvisor, prima di trovarci di nuovo a mangiar pessimo cibo. Camminiamo fra le vie e le botteghe di artigianato locale che si alternano ai Bacari dove gustare ottimi cichéti e la mia attenzione viene colta da un gigantesco piatto di antipasto di mare posato su un’alzatina al centro del tavolo. Fermo Will e insieme decidiamo, dopo un consulto on line positivo, di fermarci li. Il ristorante è La Busara E veniamo accolti da una cameriera super attenta e sorridente, poco dopo arriva il proprietario, Marco, che ci illustra e consiglia il menu. Consiglia anche il nostro piccolo ometto, gesto molto apprezzato. Ottima cena, e intrattenimento da parte di Marco favoloso, un uomo che sa fare il suo lavoro e che sa stare con la gente, sarà il nostro ristorante di fiducia per la nostra breve permanenza qui.

Lara e Michael in piazza San Marco

Giardini della Biennale e il suo fantasma

All’ingresso dei Giardini della Biennale è collocata la statua dell’Eroe Risorgimentale ; la leggenda nacque tanti anni fa nel 1921 quando un signore passando in zona fu letteralmente strattonato da un ombra rossa, all’inizio schernito, i casi si ripeterono fino a quando qualcuno riconobbe in quella strana figura che di tutti si burlava “Giuseppe Zolli” eroe garibaldino che aveva giurato fedeltà anche dopo la morte all’eroe dei due Mondi.
E fu così che i cittadini eressero nei pressi una statua bronzea con le fattezze di Zolli, da allora la presenza del fantasma sembra essere svanita, ma chi lo sa se volete avvicinarvi magari…
La nostra giornata sta per finir ma non prima di un’altra curiosità.

Torre dell'orologio vista dal campanile

La Torre dell'orologio e i due Orologiai

A proposito di quando si parlava dei condannati a morte che si giravano verso l’orologio…viene chiamata Torre dei Mori ma la Torre dell’Orologio nasconde un segreto, secondo per fama dopo il Big Ben l’incarico per la sua costruzione venne affidato ad una famosa famiglia di orologiai la Famiglia Rainieri. Si narra che purtroppo una volta terminato il capolavoro il Maggior Consiglio ordino di accecare i due ideatori padre e figlio al fine di evitare che potessero replicare l’opera.
Purtroppo non è visitabile in maniera diciamo “libera” ma solo per ristrettissimi gruppi e su prenotazione

Qui finisce il nostro weekend, fra le romantiche vie di Venezia, ed i suoi dieci misteri. Ed inizia la mia avventura da quarantenne.

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