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27 gennaio 2023 * William De Biasi
Il Gasometro caratterizza da quasi 50 anni lo skyline di Brescia; si trova in zona Brescia Due, zona che per tradizione è portatrice di novità, ed è stato teatro di un grande sviluppo economico avviatosi nella seconda metà del XX secolo.
Costruito nel periodo a cavallo tra le due guerre, segna il passaggio dalla città storica a quella moderna. Alto circa 50 metri con un diametro di 28, è considerato un gioiello di architettura industriale nel cuore di questo centro lombardo. Il tipo di costruzione scelto è quello cosiddetto "a secco", all'epoca molto diffuso all'estero ma non ancora sperimentato in Italia. Il gasometro consiste in un involucro in lamiera di forma prismatica a 16 facce, che poggia su una base in calcestruzzo di cemento; la parte superiore è coperta da un tetto in ferro con cupola d'aerazione, mentre all'esterno una passerella collega tra loro i vari livelli della struttura
Utilizzato come stoccaggio per il gas prodotto dalla raffinazione del carbon fossile da parte della vicina fabbrica ed utilizzato per l’illuminazione pubblica: una grande innovazione se pensiamo che siamo negli anni ’30 e l’illuminazione pubblica a gas era una novità per molte città italiane. Nel 1948, dopo essere stato preso di mira durante i bombardamenti della città, viene ripristinato ma con l’inserimento del gas metano ed utilizzato poi solo in maniera parziale per il suo stoccaggio.
Chiuso nel 1992, oggi è ben inserito all’interno del parco Tarello e offre uno spunto di riflessione la sua figura che si staglia sola ed abbandonata in un insieme così vivo e movimentato.
Diversi i progetti che negli anni si sono susseguiti tutti senza un riscontro positivo: museo del suono e dei rumori, pista ciclabile elicoidale con un giardino verticale sulle sue pareti, memoriale delle vittime del covid. Anche questa idea aveva però costi troppo elevati. Si era persino pensato ad una palestra di roccia su modello della cittadina tedesca Kalkar che ha bonificato e convertito in palestra una ex centrale nucleare.
Il gasometro di Brescia sembra quindi non voler trovare una sua collocazione o forse molto più semplicemente lui non vuole essere altro, perché non è altro che sé stesso: questo era e questo vuole continuare ad essere.
Certo sarebbe un vero peccato vedere come in altre situazioni analoghe si sia riusciti a riscattare una struttura mentre in questo caso si arriverà ad avere un pezzo di ferro oramai troppo vecchio per poter essere recuperato ed allora le ruspe non potranno che decretarne la fine.
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