“Se una musica ti fa muovere i piedi e la senti lungo la schiena, non devi chiedere a nessuno se è bella oppure no.”
Una struttura scheletrica restava oramai sbiadita nel mezzo della campagna cremonese, un’enorme scatola vuota in attesa che le ruspe con la loro violenza cancellassero del tutto questa struttura, che a cavallo degli anni 70/80/90 ha attirato migliaia di giovani da tutto il nord Italia.
Quello che oggi resta dell’
Xo Disco Club è soltanto un pezzo del muro blu che dava l’accesso alla zona estiva e dove due statue sotto a quegli archi facevano bella mostra, ora tutto intorno solo un cumulo di macerie e polvere, pezzi di fioriere e quelle due statue abbattute che giacciono in terra con la testa rivolta verso il basso quasi a coprirsi il viso per non vedere la fine di un epoca passata, quella della discomusic e dei Sabati degli eccessi, passati a ballare in grandi strutture come questa.
Una delle discoteche più conosciute e amate di sempre, abbiamo avuto la fortuna di frequentarla per tantissimi anni, bella gente, una rigida selezione all’ingresso, bella musica, un locale di lusso, mi ricordo che le auto più belle potevano parcheggiare direttamente davanti all’ingresso.
Un mese fa siamo entrati per un ultimo saluto, quando oramai madre natura aveva ripreso ciò che gli era stato tolto, anzi quasi sembrava che volesse celare agli occhi di tutti la sua esistenza passata e la sua decadenza presente.
Così celata e nascosta da sguardi indiscreti, il popolo della notte è stato sostituito da sbandati e senza tetto che qua dentro hanno trovato riparo dal gelido inverno, mentre vandali e ladri di rame hanno invece colpito profondamente lasciando enormi cicatrici del loro passaggio.
Una struttura davvero grande, 60 mila metri quadrati di area che nel giro di pochi anni è stata completamente svalutata e acquistata da una ditta di mangimi per una cifra ridicola.
Mi ricordo sin da ragazzino la sua struttura obliqua, mi ricordava una scatola che sprofondava su un lato, negli anni 70 si chiamava Diedron, un parallelepipedo di oltre 50 mt con questa forma davvero singolare oltre che all’avanguardia, realizzato dagli architetti
Francesco Mendini e con A. Susini, A.G. Bolocan nel 1972, il locale ha vissuto il passaggio dalla musica anni 70 alla
musica elettronica e ai sintetizzatori.
Successivamente cambia poi denominazione e prenderà il nome di Bibendum ma con il comune denominatore di attirare giovani da ogni angolo della regione e non solo, musica anni 70/80 e il sabato grazie anche alla collaborazione di
Radio 105 arriva la musica commerciale, quella che riempiva le piste e l’intero locale.
Infine l’ultimo nome sarà
“XO DISCO CLUB” la sua fortuna saranno poi i maestosi giardini estivi
12.000 mq che vedevano l’inaugurazione della stagione estiva nel mese di Maggio e potevano ospitare più di 4000 persone, 4 piste, due piscine, la miglior dance music, ospiti speciali, animazione esclusiva, insomma la miglior discoteca d’Italia.
Chiuso definitivamente nel 2007, colpito da una crisi quella del settore appunto che non ha potuto fare altro che soccombere sotto il proprio peso, tantissime sono state infatti le discoteche che come l’Xo hanno dovuto spegnere le luci per sempre un po' in tutta Italia.
L’evoluzione di queste enormi strutture ci aprono gli occhi e ci fanno capire come in circa vent’anni siano cambiati i tempi e le mode, strutture come l’Xo che diventano fabbriche, prima l’oblio per quasi 14 anni, ed ora le ruspe che hanno definitivamente cancellato quello che restava dei bei tempi passati, come la frase di quel famoso film…
dove vai quando il disco è finito.