Ospedale Psichiatrico di Vercelli

E così ci ritroviamo a visitare anche noi il vecchio Ospedale psichiatrico di Vercelli, una delle più grandi strutture esistenti in Italia, a Vercelli esisteva già nel XIX secolo una struttura simile che ospitava circa 150 degenti.

La nuova struttura vide la luce tra il 1935 e il 1937 e rimase attivo fino al 1978 quando fu varata la legge Basaglia che chiuse definitivamente tutte le strutture psichiatriche. La struttura restò ancora attiva fino al 1991 e poi definitivamente abbandonata lasciandola al suo lento e triste degrado.
La Struttura Ospedaliera è molto grande si estende su una superficie di 28 ettari ed è composto da 20 padiglioni di 2 piani più i sotterranei, immersi nella natura di un bosco, quasi a dover nascondere tutta la sofferenza ed il dolore di quelle persone considerate non normali. Camminiamo fra le foglie cadute, le strutture sono praticamente coperte dalla vegetazione che ormai si sta impossessando di loro.
Il Padiglione “Carlo Forlanini” si trova nella zona occidentale, qui c’erano gli alloggi dei pazienti più agitati come li definivano allora, venivano rinchiusi in stanze molto piccole, soprattutto quelli con patologie gravi, nei suoi sotterranei venivano praticate le cure tramite elettroshock e altre torture simili, come “docce di acqua gelata”, “l’ostruzione di arterie cerebrali” insomma tutte quelle pratiche concesse nel nome della scienza, come nei più classici copioni da film dell’horror.
Fra le molteplici strutture c’è anche un auditorium, una palestra e una chiesa, probabilmente di costruzione recente rispetto a tutto il resto. La chiesa contiene ancora le panche per i fedeli, ma sfortunatamente l’altare è stato distrutto da qualche incivile, resiste l’ampia scritta in latino che si nota nella parte alta del muro.
Le pareti sono piene di muschio, nelle strutture più vecchie, la pioggia ha corroso e fatto marcire parti dei tetti, si trovano resti di medicinali, siringhe, cartelle cliniche e lastre, schede di entrata uscita e morte di molti “detenuti”. In alcune stanze ci sono ancora le reti dei letti e le sedie a rotelle. La poca luce che entra, mette addosso un inquietante disagio e malinconia. La consapevolezza che in quel luogo, molta gente non sia riuscita a trovar la propria pace interiore, e abbia subito pratiche molto forti e ogni tipo di abuso sia mentale sia corporale lascia una ferita aperta in ogni nostro pensiero.
Nei sotterranei si trovano ancora valigie, abiti e scarpe di chi ha soggiornato li, si trovano dipinti e piccoli oggetti fatti in creta, forse un piccolo laboratorio artistico dove i pazienti più abili e gestibili potevano passare il tempo.