13 agosto 2024 * William De Biasi
Villa Minetta, con la sua eleganza intrisa di storia, è un simbolo di magnificenza che ha perduto gran parte della sua bellezza originaria. Realizzata e completata in momenti differenti, l'impronta più classica, quella che oggi possiamo ammirare, risale al primo proprietario, Edilio Raggio. Egli volle che la villa fosse caratterizzata da due colori simbolo, il bianco e il rosa, incarnando così non solo il suo gusto personale ma anche la ricchezza e la potenza che lo accompagnavano.
Edilio Raggio, nato a Novi Ligure nel 1840 e morto il 22 ottobre 1906, era all’epoca l’uomo più ricco del Regno d’Italia. La sua fortuna, stimata in oltre 200 milioni di lire alla sua morte, venne accumulata attraverso duri e abili investimenti. La villa, concepita come una dimora di rappresentanza e rifugio personale, fu testimone di eventi storici straordinari; tra le sue mura, il 7 settembre 1877, ospitò Re Vittorio Emanuele II e il giovane principe Umberto di Savoia, futuro re Umberto I. Questi incontri sono i segni di una grandezza che, seppur effimera, ha segnato indelebilmente la memoria collettiva.
Il gusto architettonico della villa è un pot-pourri di stili; la predominanza di elementi decorativi ispirati al barocco francese è dettata dalla visione esuberante di Raggio, che adornò gli esterni con statue di cotto e fregi sussurranti storie di un tempo felice. Gli interni, punteggiati da vetrate magnifiche, marmi lucenti, affreschi che raccontano storie dimenticate e colonne maestose, rivelano un'esuberanza che va oltre il semplice gusto estetico, rivelando un'anima che ha saputo abbracciare il lusso e la bellezza.
Purtroppo, il destino volle che un pezzo di questa aristocratica opulenza andasse via con Raggio nel 1906. La sua morte segnò non solo la fine di un'epoca, ma anche la chiusura di un capitolo luminoso per Villa Minetta. Nonostante ciò, il suo ultimo atto di generosità, quello di saldare tutti i debiti dei novesi col Monte di Pietà, rimase impresso nella comunità locale, testimoniando l’affetto e la riconoscenza che essi nutrivano verso quest'uomo.
Verso il 1930, la famiglia Raggio lasciò la villa per trasferirsi a Villa Lomellina, abbandonando un luogo che era stato teatro di tanto splendore. Le stanze, ora vuote, divennero testimoni inermi delle traversie del tempo e delle alternate fortune del conflitto. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Villa Minetta si trasformò in un quartier generale del GAL (Gruppo Armate Liguria), un’ombra inquietante rispetto al passato glorioso. Il gerarca fascista Graziani ne fece la sua residenza, inondando quelle stanze di tensione e paura, trasmettendo un’atmosfera che contrastava drammaticamente con il suo antico splendore.
La villa, da rifugio per aristocratici e nobili, si aprì alle famiglie sfollate, ai disperati che cercavano un riparo dalla guerra. Un triste paradosso, dove il nobile passato si univa a un presente di miseria. Così, Villa Minetta, un tempo simbolo di bellezza e opulenza, divenne un ricordo di speranza ma anche di dolore, accogliendo coloro che avevano perso tutto.
Ma l’inquieta storia della villa non finisce qui. Con l’arrivo di Giovanni Palmiri, noto circense soprannominato “il Diavolo Rosso”, la villa assunse un'ulteriore dimensione bizzarra. Palmiri portò con sé non solo ricchezze, ma anche sogni e un pizzico di follia. La sua fama, legata a spettacolari acrobazie su fil di ferro ad altezze vertiginose, si intrecciò con la vita della villa, che si vestì di un aura stravagante. Il bagno al piano superiore, decorato con mattonelle psichedeliche, è simbolo di un’epoca in cui risate e meraviglia provavano a rianimare un luogo segnato dalla sofferenza.
Tuttavia, nel 1949, il destino fu nuovamente avverso: Palmiri morì tragicamente mentre tentava un’acrobazia su motocicletta. Un'altra vita spezzata, un ulteriore lutto che gettò la villa nell’oblio. La sua famiglia mise in vendita la dimora, segnando un altro passaggio doloroso per Villa Minetta.
Acquistata dalla famiglia Spinoglio, la villa subì nuovi interventi: fu arricchita di una piscina e di un campo da tennis, tentando di riportare un po' di vita in un luogo che sembrava averla persa. Ma il cambiamento, seppur superficiale, non può cancellare il peso della memoria. Villa Minetta rimaneva un testimone silenzioso delle sue storie, delle sue vite passate, solennemente seduta sulla soglia del tempo.
Negli anni '90, le voci su Lady Diana e Dodi Al-Fayed si sollevarono come una dolce melodia in un contesto altrimenti triste. Si disse che la coppia contemplasse Villa Minetta come dimora per la loro tumultuosa relazione, una promessa di amore e fuga dalle pressioni del mondo. Ma anch'essa si sarebbe dissolta nel dramma del destino, con l'incidente fatale del Pont de l'Alma, riportando la villa a una condizione di desolato abbandono.
Nel corso degli anni 2000, l’imprenditore Valter Marletti acquistò la villa, promettendo un ingente investimento per riportarla al suo splendore originale. Ancora una volta, la speranza di una nuova vita si fece sentire tra le stanze, ma la realtà riservava altre delusioni: la villa rimase ferma in un limbo di attesa e silenzio, mentre il tempo continuava a scorrere, inesorabile.
Fino a pochi giorni fa, la villa giaceva così, in un’apatia malinconica, avvolta dai ricordi e dall’oblio. L’arrivo di un’offerta da parte di un avvocato per un acquirente anonimo riaccende una flebile speranza. Potrebbe essere finalmente arrivato il momento della resurrezione, della ricostruzione, della rinascita? Ci si augura che chiunque sia il nuovo proprietario possa riconoscere il valore storico e culturale di questo luogo, restituendogli una dignità perduta da troppo tempo.
Tuttavia, mentre ci si prepara a guardare al futuro, è impossibile non provare un profondo senso di tristezza per ciò che è andato perso: la bellezza, la magia, la grandezza di ciò che fu. Villa Minetta, con la sua storia straziante e affascinante, continua a essere un simbolo della fragilità dell’esistenza umana. La sua vita nasce e si consuma tra l’amore e la sofferenza, rappresentando un palcoscenico dove si alternano speranze e delusioni, ricchezze e miserie, gloria e oblio. La storia di Villa Minetta è una storia di silenziosa rassegnazione, una ballata malinconica che invita a riflettere sul passare del tempo e sull’effimero della nostra condizione umana.
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