“non sarà più mio ma non sarà di nessun altro!
1 settembre 2021 * William De Biasi *
Siamo tra le dolci colline del Monferrato, il Castello di Cereseto è una costruzione titanica, immensa, lo si potrebbe considerare tra i più bei castelli d’ Italia con le sue 153 stanze, 6000 metri quadri di abitazione lordi e i 170.000 metri quadri di giardino.
Un sogno quello del suo costruttore Riccardo Gualino, e un desiderio esaudito, quello della moglie, Cesarina Gurgo Salice che voleva un’abitazione che somigliasse ai castelli medioevali.
Ma chi era esattamente il suo proprietario? Era l’Industriale Riccardo Gualino, grande imprenditore dei primi anni del ‘900, un mecenate nonché grande collezionista d’arte, fu protagonista sul palcoscenico industriale piemontese per diversi anni come finanziere e attivo industriale, si occupò del commercio di legnami nonché amico di Giovanni Agnelli e divenne Vice Presidente della Fiat, creando anche imprese in altri settori come quello dolciario con la Società Anonima Unica che poi dopo il fallimento si fonderà con la Venchi e la casa cinematografica Lux Film.
Il castello non risulta un opera antica ma vide la luce tra il 1909 e il 1912, il progetto venne affidato all’architetto Vittorio Tornielli (1870-1963) e fu costruito sulle fondamenta di una precedente rocca distrutta nel 1600, la proprietà era della famiglia Ricci che possedeva anche una villa nei pressi dell’attuale castello che venne abbattuta.
L’architetto seguì non solo la costruzione dell’immenso castello, ma anche la scelta dell’arredo delle numerose stanze, circa 156, la scelta di tessuti, le ceramiche e moltissimi quadri di pregio e altissimo valore, ora collocati nella Galleria Sabauda di Torino come la lunetta di Matteo da Gualco che faceva bella mostra nel salone del pianterreno oppure il ritratto di Sofonisba Anguissola di Van Dyck che abbelliva la seconda sala dello stesso piano.
Anche l’enorme giardino che circondava la proprietà non aveva nulla da invidiare ai grandi giardini delle dimore più lussuose, tra grotte ricostruite (di cui resta ancora qualche piccola traccia oramai nascosta dalla fitta vegetazione) e laghetti artificiali si alternavano fontane, ruscelli e giochi d’acqua, c’era anche una grandissima voliera con uccelli esotici e persino una vigna chiamata la colonnella.
Una apposita fornace venne aperta per fornire i mattoni utilizzati per la costruzione del castello, fabbricandoli secondo antiche tecniche medioevali.
Era l’8 Settembre del 1912 ed in mezzo allo sfarzo tra abiti medioevali musica e un sontuoso banchetto il castello venne ufficialmente inaugurato.
Il maniero era un opera che oltre ad essere immensa aveva anche tutti i migliori confort che spesso mancavano nelle case comuni, termosifoni in tutte le stanze, 17 bagni con vasca e doccia, quelli padronali con rubinetti d’oro, tutto era alimentato da sette caldaie a carbone e legna che permettevano sempre il giusto calore nelle stanze e acqua calda ovunque, anche per i 60 componenti della servitù.
Il castelletto invece che si nota dalla strada e che dalle fattezze si incastra nel contesto del castello era invece la centrale elettrica del maniero nonché la zona destinata alle pompe idrauliche dove si alternava il personale 24 ore su 24.
La dimora era sicuramente il ritrovo preferito per una borghesia ricercata, una borghesia che amava distinguersi dai propri simili seguendo un po' quella che era la moda del periodo.
Ma l’immenso maniero aveva un destino segnato, il suo declino arrivo subito dopo la Guerra Mondiale, Gualino venne infatti accusato di bancarotta fraudolenta e le sue fortune crollarono sotto il regime fascista dal quale non era sicuramente ben visto, essendo lui oltre che un massone anche un antifascista.
Lui eclettico borghese venne confinato per 5 anni sull’isola di Lipari, il maniero sequestrato dalla Banca d’Italia nel 1928 mentre parte dell’arredo finì all’asta, tutto il suo patrimonio che ammontava a tre miliardi confiscato.
Venne successivamente richiamato per risollevare le sorti del paese, vista la sua grande dote, il castello oramai depredato di tutto gli venne restituito, ma lui era un signore, non lo volle e anzi si dice che le sue parole suonarono come una sorta di maledizione
“non sarà più mio ma non sarà di nessun altro!
La più grossa fabbrica di Eroina d’Europa
Così intitolava l’articolo l’Unità di Sabato 7 Giugno del 1980, in una delle più grandi operazioni del dopoguerra contro i trafficanti di eroina, nel castello furono trovati due laboratori, 4 chimici arrestati cento chili tra eroina e morfina-base, oltre ai macchinari necessari nei sotterranei furono rinvenuti 13 quintali di ammoniaca e 20 quintali di anidride acetica, tutto il necessario per produrre centinaia di tonnellate di eroina di eccezionale purezza, fu anche arrestata la mente criminale dell’organizzazione Jean Jehan 82 anni, il cervello del traffico degli stupefacenti.
La Bara in zinco, un mistero mai risolto
Ma nel Castello quella della droga non fu l’unica scoperta, durante le ricerche nell’intercapedine di un muro fu ritrovata una piccola cassa in zinco con dentro il corpo di un bambino perfettamente conservato, sembra morto di cause naturali, ma cosa ci faceva lì? Chi era? E soprattutto chi lo ha portato e murato dentro al castello? Tutte domande alle quali non furono mai date risposte, un mistero quindi ancora da risolvere.
Una brutta pagina di cronaca che forse in molti vorrebbero dimenticare.
Il castello rimase poi per parecchi anni sotto sequestro, all’interno si notano le tracce di una parziale ristrutturazione eseguita penso alla fine degli anni ‘90, gli interni sono stati in alcuni casi rovinati con pareti di cartongesso tirate su senza una logica o muri bucati per creare passaggi, andando a rovinare in maniera vistosa ed indelebile le decorazioni presenti.
Alla fine del 2014 andò all’asta parte del castello, due precedente porzione erano stata acquistata da due diversi imprenditore, il restante 96% di proprietà della Martina s.r.l. in liquidazione di proprietà del promotore finanziario Carlo Mereta, condannato per bancarotta aveva finalmente degli acquirenti, base d’asta 800 mila euro, ma anche in quel caso che non si se ne fece nulla, difficile trovare una giusta collocazione per un falso che fù il centro nevralgico della bella vita di quegli anni, intanto da ulteriore notizia trovata nel web del 2014 sembra si stesse firmando il compromesso per la sua vendita ad una società immobiliare di Milano ma da allora tutto è rimasto uguale anzi ora il giardino sembra voler sommergere quasi a nascondere la bellissima sagoma del castello che dall’alto del paese in silenzio osserva, il tempo che passa.