Curiosità:
Un altro dei segreti di Bologna è legata ai suoi portici, simbolo cittadino.
Bologna
Settembre 2021 * Lara Branchi *
Ed abbiamo deciso di farci un altro dei nostri mini weekend! Partenza Sabato pomeriggio, finito il turno al lavoro, mini valigia pronta e si parte, destinazione Bologna e i suoi misteri
Qui Will come sempre ha trovato molti luoghi pieni di curiosità e altri pieni di mistero e magia così da coinvolgere il piccolo ometto nelle nostre avventure.
Per raggiungere Bologna ci abbiamo messo quasi due ore, ma che cantando come sempre in macchine sono volate allegramente.
Il nostro Hotel, è in un una via laterale in pieno centro storico. L’albergo Panorama situato in un palazzo signorile, unica pecca il bagno in comune, ma che a persone come noi, non crea alcun disagio.
Abbiamo prenotato una stanza per tre, al nostro arrivo dopo il cheek in ci viene assegnata con stupore un’altra stanza con un matrimoniale e tre letti singoli. Lo spazio proprio non ci manca, ed il bagno appena fuori stanza, direi che ci è andata di lusso.
Dato che questa volta il Covid ci permette di uscire a cena, preventivamente abbiamo prenotato all’osteria Buca Manzoni evitando così spiacevoli inconveniente.
Rosso Bologna, il simbolo della città
Ci prepariamo ed andiamo a visitare la città, abbiamo un po’ di tempo quindi partiamo, Bologna è nota come una delle più grandi città universitarie ed anche come una città caratterizzata dal colore rosso, per via dei mattoni utilizzati nella costruzione degli edifici UN ROSSO VERMIGLIO che con il suo colore ricopre tutti i muri e gli intonaci, le tegole e persino le imposte, il comune ha codificato il colore tipico della città nella cartella Ral con il codice 3001, tutto intorno a noi ha questa tipica colorazione, poi non dimentichiamo che rosso è il Ragù con il quale condiamo le tagliatelle, rosso è il colore di due importanti segni distintivi di questa città la Ferrari e la Ducati, ragionando su tutti questi aspetti possiamo capire perché Bologna viene anche definita la rossa, la dotta e la grassa
Chiesa di San Petronio, la chiesa incompleta
Ci incamminiamo, la prima cosa che andiamo a ricercare è la chiesa incompleta, ovvero quella di San Petronio in Piazza Maggiore. Qui ci sediamo di fronte ad essa mentre Will ci illustra la storia ed i misteri di questo luogo.
La chiesa è chiaramente incompiuta nella facciata, nelle fiancate e nel transetto mancante, al suo interno è racchiusa una meridiana astronomica realizzata da Gian Domenico Cassini, simile a quella presente nel Duomo di Milano nel 1655, oltre ad una reliquia particolare, il cuore di Elisa Bonaparte e le sue spoglie in una delle 22 cappelle della chiesa.
La sua costruzione è durata ben 273 anni, dal 1390 al 1663 ma nonostante il tempo, ancora i bolognesi aspettano il suo completamento, altro che Duomo di Milano, narra infatti la leggenda che il Papa ne vietò la conclusione per evitare che date le sue dimensioni effettivamente enormi, tra le 5 chiese più grandi d’Europa, essa potesse offuscare la bellezza della Basilica di San Pietro. Ma nonostante tutto mantiene comunque il primato di chiesa costruita con i mattoni più grandi del mondo!
La basilica, voluta e compiuta dal libero Comune di Bologna, fu trasferita alla diocesi solo nel 1929 e consacrata nel 1954; dal 2000 conserva le reliquie del santo patrono, fino ad allora conservate nella basilica di Santo Stefano.
Ci incamminiamo poi nelle via dove c’è l’Archiginnasio, la più antica Università d’ Italia, qui come in tutta Bologna i ragazzi sono moltissimi e in questo importantissimo ateneo insegnarono personalità illustri, come Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Umberto Eco e molti altri, spesso esponenti appartenenti alla Massoneria.
In Galleria Marconi, al numero 8, si trova invece una delle più grandi biblioteche esoteriche di tutta Europa. Conta quasi 15.000 volumi, alcuni risalenti al XIX secolo. Piccola curiosità: durante i bombardamenti su Bologna il palazzo fu gravemente danneggiato. I fascisti, per fare propaganda, scrissero all’ingresso del portone “Opera dei liberatori”, per far passare il messaggio che quella distruzione era colpa di chi voleva liberare Bologna dai nazi-fascisti. La scritta è ancora visibile.
Uno sguardo all'orologio ed è già arrivata l’ora per la cena. Tavolino esterno piccolo ma carino, e qui soddisfano la nostra curiosità culinaria. Perché non puoi non mangiare il classico tortellino bolognese e le tagliatelle al ragù.
La nostra cena è ottima e date le porzioni abbonati decidiamo di farci una visita notturna alla città.
Il lampione delle nascite
Camminiamo per le vie principali e la nostra attenzione è catturata da questo lampione gigante all’angolo della strada proprio davanti a Palazzo Re Enzo tra Piazza del Nettuno e via Rizzoli, ecco un altro mistero di Bologna, anzi non un mistero ma una certezza, il lampione sopranominato “dei Neonati” è una splendida opera in stile Liberty posizionato lì nel lontano 1920, da Alfonso Rubbiani durante i restauri compiuti a Palazzo Re Enzo.
Si dice che se lo si vede brillare in maniera intermittente una nuova vita è arrivata, questo grazie ad un pulsante tele-comandato collegato direttamente con gli Ospedali di S. Orsola e Maggiore, l’opera è stata resa possibile grazie alla Fondazione Alma Mater. Ora dopo il recente restauro speriamo di rivedere il lampione brillare in maniera intermittente con il suo messaggio di benvenuto.
Palazzo Re Enzo - la Bancarotta
Ed è proprio il Palazzo Re Enzo testimone di un'altra leggenda, il Palazzo era sede della borsa, e si racconta che ogni banchiere avesse il suo banco di legno, che in caso di fallimento di un commerciante per insolvenza del finanziere lo stesso si “vendicasse” distruggendo il banco in legno, ecco le origini del termine “andare in bancarotta”
La fontana del Nettuno, soprannominata al Żigànt in dialetto bolognese "il gigante" per via delle dimensioni della statua stessa è collocata nell’omonima piazza, l’opera fu realizzata da Giambologna e terminata del 1566,
L’aneddoto narra che lo scultore volesse una statua con dei genitali più grandi ma ciò avrebbe offeso la chiesa, ed ecco allora che il Giambologna studiò un sistema tale che guardando la statua da una precisa angolazione il pollice della mano proteso verso l’alto possa sembrare un membro eretto, inoltre per facilitarne la visione a terra venne collocata una pietra sopranominata “Pietra della Vergogna”, la si può facilmente distinguere, in quanto di colore nero e collocata ai piedi della scalinata di ingresso della biblioteca Salaborsa
Dopo vari esperimenti, troviamo la mattonella giusta! È proprio vero, l’illusione c’è.
Altro piccolo aneddoto è legato al tridente, esso infatti è stato scelto come stemma della casa automobilistica Maserati nata proprio a Bologna il 1 Dicembre del 1914. Proseguiamo poi per le famose vie di Bologna, dove circondati di musica si possono vedere illuminate e fluttuanti le parole delle canzoni di Lucio Dalla. Parole vere che illuminano il cielo ed i pensieri.
Direi che la nostra giornata si può concludere qui, l’ora del coprifuoco è arrivata e anche l’ora di ricaricare le nostre energie.
Dopo una notte, divertente ascoltando i discorsi a volume alto di tre ragazzini della stanza accanto, ci prepariamo ed usciamo. La nostra prima tappa sono le mura parlanti
Le Mura parlanti - il luogo delle esecuzioni
Siamo nuovamente in Piazza Maggiore, e ci spostiamo verso Palazzo del Podestà costruito nel 1200 e collocato proprio a fianco a Palazzo Re Enzo, in mezzo si trova il “Voltone del Podestà” una grande volta sostenuta agli angoli da 4 pilastri sormontati da 4 statue che raffigurano i santi protettori della città, si notano ancora le travi che servivano ad un uso ben specifico, questo era infatti il luogo delle impiccagioni.
Ma la sua particolarità è legata all’acustica, difatti se ci si mette in uno dei quattro angoli con la faccia rivolta verso il muro e si sussurra la persona collocata all’angolo opposto sempre con la faccia rivolta verso il muro può percepire molto bene quanto sussurrato. Allora proviamo per capire se effettivamente funzionano. Si…! Come bambini sussurriamo ai muri, e fra le parole pure le nostre risate riempiono questi spazi.
Curiosità:
Un altro dei segreti di Bologna è legata ai suoi portici, simbolo cittadino.
Statua di Papa Gregorio XIII - un trucco ingannevole
Siamo sempre in Piazza Maggiore, esattamente a Palazzo d’Accursio, conosciuto anche come Palazzo del Comune, la statua che troviamo sulla sua facciata rappresenta il santo Papa Gregorio XIII, ma se leggiamo con attenzione la scritta in latino, possiamo capire tutto, la scritta dice “Dius Petronius protector et pater” assegnando la statua a San Petronio, il patrono della città.
Un barba trucco direbbe il piccolo Michael, infatti durante il periodo Napoleonico, il generale aveva l’usanza di fondere tutte le statue bronzee dei papi , forse per ricavarne Cannoni, Le decorazione usate per questo strattagemma come la mitra e il pastorale, saranno levate solo nel 1895, quando verrà ripristinato l'aspetto originario dell'opera.
Ma ora, gambe in spalle, la Torre degli Asinelli ci aspetta! (Naturalmente prenotata in anticipo).
Il segno distintivo di questa splendida città erano proprio le sue torri non si sa come mai c’è ne fossero così tante e nel periodo di massimo splendore se ne contavano addirittura un centinaio, oggi ne restano solo 22, sembra che sia per scopo difensivo sia come simbolo di prestigio sociale e di potere dalle famiglie ricche.
Tutti pronti i 498 gradini non ci spaventano, la scala all’interno è restata praticamente com’era, certo con le varie manutenzioni. Ogni tanto un piano facilita la salita, quindi ti da modo di fermarti un attimo, riprendere fiato e controllare dalle finestre l’altezza raggiunta. Ripreso il fiato su di nuovo, pausa, e finalmente ci siamo. La vista è mozzafiato, l’altezza rende tutto ancora più emozionante. Con i suoi 97,20 metri di altezza e una pendenza di 2,23 da qui si può vedere tutta Bologna e i suoi tanto cantati “colli”. Inoltre tra gli studenti universitari vi è la credenza che a salire sulla Torre degli Asinelli prima di aver conseguito la laurea potrebbe impedire di raggiungere l’obbiettivo.
La sorella minore della Torre degli Asinelli è la Garisenda che ritroviamo anche nella Divina Commedia, e di cui resta traccia in una targa affissa sul lato opposto alla torre.
Qual pare a riguardar la Carisenda
Sotto il chinato, quando un nuvol vada
Sovr’essa sì, ch’ella in contrario penda:
Tal parve Anteo a me che stava a bada
Di vederlo chinare…
Gargoyle di Via d’Azeglio - La leggenda della strega Caterina
E già che restiamo in tema misterioso andiamo a cercare il diavoletto appeso, che poi ha le sembianze di una figura umana femminile con la testa canina, si disse fosse protettrice dei viandanti, in un epoca in qui girare a piedi la sera per le vie di Bologna era effettivamente pericoloso, ma veniamo alla leggenda della strega Caterina, che pare abbia vissuto qua nel XV secolo. Caterina era la moglie viziosa e di facili costumi di un ricco commerciante di lana bolognese che, per poter frequentare i suoi amanti e farlo in maniera indisturbata soleva addormentare il marito tutte le sere con una tisana a base di oppio. Una volta scoperta non fu accusata di adulterio ma bensì di stregoneria e quindi condannata a morte, ma graziata dal Cardinale Legato poco prima della sua esecuzione
La statua collocata sotto il porticato dell’ex ospedale degli innocenti sembra essere la replica di quella presente a Firenze, la sua posizione non è del tutto casuale, una sorta di avviso, verso tutti quei genitori pronti ad abbandonare i propri figli, la statua poi è collocata proprio di fianco ad una Madonna che stringe al petto il proprio figlio.
Pausa pranzo, pessima, ma a volte capita, e per ritornare ad avere il sorriso andiamo a cercare il romanticismo che Bologna nasconde, si tratta di un via che ricorda Venezia.
La Venezia bolognese – la finestra di via Piella
Eccola troviamo questa finestrella che si apre sul canale, ed un cancello con i classici lucchetti che simboleggiano i legami dell’amore. Siamo in via Piella sotto i portici e posizionata sul muro questa piccola finestra rossa che affaccia sul Canale delle Moline, uno dei pochi superstiti prima che venissero ricoperti a inizio ‘900, uno sguardo veloce e poi via verso la prossima tappa.
Le frecce di Palazzo Isolani – la leggenda delle 3 frecce
Ebbene sì quelle che vedete sul soffitto sono proprio 3 frecce, narra la leggenda di una nobildonna accusata di adulterio, di un marito geloso che per ripagare il torto subito assolda 3 briganti che però vengono letteralmente distratti dalle grazie della giovane donna che lasciando cadere i propri vesti distrae i tre briganti dalla loro missione e salvandosi cosi la vita.
Torre Galluzzi – i “Romeo e Giulietta” bolognesi
Anche Bologna ha una triste storia in stile “Shakespeariano” il dramma amoroso si svolge nella corte medioevale nell’anno 1258, Virginia Galluzzi e Alberto Carbonesi, giovani e innamorati ma purtroppo appartenenti a due famiglie rivali decidono di sposarsi di nascosto, la storia termina nel sangue, entrambi uccisi dai fratelli di lei, che addirittura la fanno trovare impiccata alla Torre Galluzzi, simulandone un suicidio.
Piazza Galvani – il Frankestein
Poco distante troviamo la piazza con la statua dello scienziato bolognese, questo era il luogo destinato al mercato della seta di cui tutto il territorio bolognese ne era caratterizzato. Luigi Galvani con i suoi studi sulla fisica applicata all’anatomia ha sicuramente influenzato le scelte e gli studi del nipote Giovanni Aldini che a Londra voleva riportare in vita i morti ed usava per i suoi studi i cadaveri che avevano subito la pena di morte, arrivando persino a corrompere i giudici per far condannare George Foster che doveva essere processato per l’assassinio di moglie e figlia. Con un sistema di cavi elettrici il cuore di Foster riprese a battere, la mascella iniziò a fremere e il cadavere inizio a scalpitare tutto, si mosse una mano e si spalancò addirittura un occhio. Questo fu l’evento che influenzò la scrittrice Mary Shelley nella creazione del suo capolavoro Frankestein.
Cimitero Monumentale della Certosa – a caccia di Fantasmi
Ricco di storia e di opere d’arte, uno dei più antichi d’Europa, non è certo una delle tappe classiche del turismo di massa, ma vale la pena fare due passi alla ricerca dei suoi ospiti dormienti più illustri, qua infatti riposano Giosuè Carducci, il pittore Morando, e l’editore Zanichelli, molte le lapidi che riportano simbologie massoniche e di conseguenza legate anche al mondo esoterico, dalle Sfingi al conosciuto simbolo dell’Eternità e della ciclicità “l’ouroboros” il serpente che morde la propria coda, ed infine la tomba forse più conosciuta dai bolognesi , quella di Anna Bonazinga ( 1830 – 1906 ) la sonnambula chiaroveggente più famosa del XIX secolo. Bologna è molto ricca di cultura, ma è anche piena di artisti, anche musicali, è qui che nasce Lucio Dalla ed è qui che riposa, quindi vogliamo cercare la sua tomba. Qua fra il silenzio e le artistiche tombe lo ritroviamo, con un opera che, poggiata sulla sua tomba, lo rappresenta nelle sue parvenze. Qui con il cuore un po’ triste lasciamo lui, l’uomo che era, e lo straordinario artista che resta. Lasciamo Bologna, i suoi misteri e la sua bellezza culturale sulle note di una canzone che ci lascia solo riflettere.
Chissà, chissà domani
Su che cosa metteremo le mani
Se si potrà contare ancora le onde del mare
E alzare la testa
Non esser così seria
Rimani