Il tempo si è fermato
E’ questa la sensazione che si percepisce appena varcato il cancello della città, tutto è rimasto fermo a quel fatidico giorno, da allora gli scheletri delle case raccontano il tempo che fù.
Sul vialone principale di Corso Umberto I si affacciano i principali edifici della città, le finestre come tanti occhi spalancati scrutano il nostro passaggio, mentre le porte oramai mancanti come bocche aperte restano mute, il municipio, il teatro comunale, le case signorili, tracce di stucchi ai soffitti resistono all’avanzare del tempo, pavimenti di maiolica decorati, sono le ultime tracce dell’eleganza di questa città.
“se lasci per sempre la tua città porta con te una valigia piena di fazzoletti” (cit.)
Dentro la scuola oramai svuotata di tutti i suoi arredi restano solo le tracce di vecchi banchi e in una stanza i resti dei capitelli della chiesa, come tanti denti bianchi, in fila nell’attesa della loro pulizia.
Della chiesa restano solo le mura esterne, l’intero tetto e crollato, mentre la zona dell’altare è stata tutta puntellata per evitare che ulteriori crolli possano distruggere quelle poche tracce di affreschi rimaste.
Di fianco alla chiesa uno dei palazzi signorili più importante, Palazzo dei
Principi Francesco Morso, ovvero colui che
edificò Poggioreale Antica nel 1642. La chiesa inizialmente era una cappella privata diventata in seguito la Chiesa di San Antonio, una delle sette chiese del paese.
Alla fine della strada si apre
Piazza Elimo, una piazza enorme, il centro di ritrovo per tutti gli abitanti nei giorni di festa, un luogo di svago la sera per giovani e bambini, li immagino correre su e giù per quell’enorme scalinata, li vedo inciampare e correre e casa con le braghe bucate e le ginocchia insanguinate, ed una mamma premurosa che cuce quei pantaloni, perché ai tempi non ci si permetteva di buttare via nulla, poveri di soldi magari, ma ricchi nello spirito.
Al suo interno restano tracce della
Chiesa del Purgatorio, detta delle Anime Sante in quanto c’era la presenza delle catacombe.
La statua al suo interno è invece recente in quanto depositata dopo l’abbandono della città, la piazza era contornata di negozi, un distributore della benzina, le sedi dei partiti, sia Socialista sia Dc, era addirittura presente un albergo alla sinistra della scalinata, era della
famiglia Messina e terminato alla fine degli anni ‘50
“Non me ne potevo andare, perché lontano da questa terra sarei stata come gli alberi che tagliano a Natale, quei poveri pini senza radici che durano un po’ di tempo e poi muoiono
(Isabel Allende)
La citta aveva
sette chiese e un ufficio postale, lo possiamo riconoscere perché porta ancora affrescato sul suo muro il telegrafo di Marconi
Ripercorriamo quella scalinata, ancora esiste e porta su fino alla “Chiesa Madre”, di lei resta ancora meno, e nel salire alle mie spalle lasciamo un paesaggio magnifico, la vista sull’intera
Valle del Belice
Di Poggioreale Antica resta oramai ben poco i cinquant’anni passati hanno creato più danni del terremoto stesso, là dove nascevano amori e i bimbi correvano, tra principi e gente comune resta solo un silenzio spettrale, ma un recupero di tutto questo sarebbe ancora possibile, con un museo a cielo aperto si potrebbe tornar a dar nuova vita a queste strade per non dimenticare quello che in pochi attimi il terremoto ha provato a cancellare ma che nessuno potrà mai dimenticare.