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2024 * William De Biasi
I fantasmi della Jugoslavia ancora si innalzano sulle varie nazioni che ora ne prendono il posto.
Questi paesaggi, tra i più scenografici d’Europa, sono oggi disseminati di monumenti, palazzoni, bunker e tunnel, tutti costruiti per le esigenze e il design di un’epoca completamente diversa.
Alcuni hanno trovato un nuovo scopo, ma altri, da orfani, sono caduti in un grave stato di rovina.
Tuttavia, tra tutti i fantasmi jugoslavi che infestano i Balcani, forse non c'è niente di più grandioso, ambizioso (e in definitiva più dispendioso), delle rovine della base aerea sotterranea di Željava.
La base aerea di Željava, situata al confine tra Croazia e Bosnia ed Erzegovina sotto il monte Plješevica, vicino alla città di Bihać, era il più grande aeroporto sotterraneo e base aerea militare della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (SFRY), e uno dei più grandi in Europa.
La base trae il suo nome più comune dal vicino villaggio di Željava appena a nord-ovest.
Parzialmente distrutto nel 1991/1992 e abbandonato da allora, ora è un luogo stranamente desolato e la rete di tunnel all'interno della montagna è un labirinto oscuro (letteralmente!) da esplorare muniti di una piantina.
Tuttavia, poiché è assolutamente pericoloso entrare in alcune parti del complesso, bisogna prestare assolutamente attenzione alle zone inesplose del labirinto sotterraneo per la presenza di mine dislocate anche intorno al perimetro della base.
Inoltre, la qualità dell'aria all'interno dei tunnel non è eccezionale.
Un rapporto tossicologico del 2008 (attualmente non più disponibile online) ha mostrato segni di composti di cloro presenti nell'aria (bifenili policlorurati) rilasciati dai fluidi refrigeranti, oltre ad evidenziare la potenziale presenza di americio-241 radioattivo utilizzato nel sistema di allarme fumo a ionizzazione del complesso. Una leggera brezza soffia però attraverso la spaziosa galleria principale, da un paese all'altro.
Proprio grazie a quest’aria che circola da un quarto di secolo vi è meno presenza di inquinanti pericolosi rispetto ai depositi delle camere più piccoli dove l’aria è ferma e stagnante
Quando sia iniziata la costruzione della base è incerto, la maggior parte delle fonti parla del 1948, ma alcune altre lo collocano invece nella seconda metà degli anni '50. Come prevedibile, il progetto costò un'enorme somma di denaro, pare 6 miliardi di dollari USA (!!)
Altre fonti indicano che la base divenne operativa nel 1968, che aveva scorte sufficienti per far sopravvivere il personale per 30 giorni e che almeno 1000 persone potevano mangiare contemporaneamente nella mensa della base.
Altro dato spesso citato è che la base era stata progettata per resistere al colpo diretto di una bomba atomica da 20 kt (che è l'equivalente della potenza della bomba di Nagasaki), cifra stranamente precisa per una base costruita sotto ad una montagna.
La base, a volte chiamata anche KLEK o "Object 505", era principalmente la casa di due (alcune fonti dicono tre) squadroni di jet MiG-21, ma probabilmente erano presenti anche altri velivoli. Alcune fonti dicono che all'interno dei tunnel potrebbero essere tenuti fino a 80 jet, altre fonti ne elencano 52.
La lunghezza totale del sistema di tunnel è di 3,5 km, e si dice che questo l'abbia resa la più grande base aerea di questo tipo in Jugoslavia e una delle più grandi in Europa.
I quattro ingressi del tunnel avevano porte anti esplosione in cemento retrattili da 100 tonnellate. Le aperture delle porte blindate e tre degli ingressi esterni sono stati modellati in modo tale da consentire il passaggio di un MiG (vedi foto).
Tre degli ingressi del tunnel sono abbastanza vicini l'uno all'altro, mentre uno è notevolmente più a sud-est in territorio bosniaco.
Molte fonti dicono che la base aerea aveva cinque o sei piste, anche se di queste solo due sono piste vere e proprie (quelle con i contrassegni finali appropriati, 32L e 32R), mentre le altre tre, notevolmente più strette, che collegano le due più larghe, sembrano servite solo per il rullaggio.
Oltre alla base aerea e alle sue strutture ausiliarie (radar, officine di manutenzione, deposito di carburante, locali bunker per missili e bombe, ecc. ecc.), qui si trovava presumibilmente anche un centro sotterraneo nascosto per le comunicazioni, il comando e le operazioni, a volte indicato come “STAR”.
Alcune fonti lo paragonano addirittura al NORAD, il Comando di difesa aerospaziale nordamericano (da cui l'acronimo), un'imponente struttura progettata durante la Guerra Fredda per controllare l'arsenale nucleare degli Stati Uniti. Improbabile quindi che la Jugoslavia non allineata e non dotata di armi nucleari avrebbe avuto bisogno di qualcosa di lontanamente simile in termini di dimensioni.
Non è del tutto chiaro nemmeno se la base sia stata utilizzata nelle prime fasi delle guerre jugoslave, ad esempio nei raid aerei su Zagabria nel 1991. Parte del relitto di un MiG-21 abbattuto da Željava, tuttavia, è in mostra al Museo della Guerra Patria di Karlovac.
Ciò che è chiaro è che quando l’aeronautica jugoslava lasciò la base nel 1991, si assicurò di distruggere le piste facendo detonare esplosivi nelle cavità sotto l’asfalto che erano state appositamente progettate per tale eventualità.
Alla fine della guerra d'indipendenza croata e di quella del vicino sud, l'ex base si trovava al confine tra la Croazia e la Bosnia ed Erzegovina. La maggior parte si trova su territorio croato, ma è una regione di confine, quindi è sorvegliata dalle forze di sicurezza/polizia di frontiera. Secondo un accordo che fa parte dell'accordo di pace, nessuna installazione militare è consentita così vicino al confine, quindi era chiaro che la base non avrebbe avuto alcuna possibilità di un rinnovato futuro militare. Tuttavia, ci sono state proposte per riutilizzare le piste per aerei privati, ma finora è evidente che non se ne è fatto nulla.
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