08 agosto 2024 * William De Biasi
In un angolo della provincia di Cremona, dove il fiume Adda scorre lento e silenzioso, si erge la storia di Sicrem, acronimo di Società Industriale Cremonese. Questa azienda, simbolo di un’epoca, ha attraversato le tempeste dell’industria tessile italiana per decenni, lasciando un’impronta indelebile nel panorama produttivo del nostro Paese. La sua specializzazione nella produzione di filati di rayon e viscosa ad alto modulo ha rappresentato non solo un traguardo tecnico, ma un legame profondo con il territorio, un legame che oggi si fa sentire in un'eco malinconica.
Nel 1972, il clima di razionalizzazione di Montedison gettò un’ombra sullo stabilimento di Pizzighettone, portando alla creazione della società Sicrem, un'affiliata fusione tra Pirelli e Montefibre. Questo cambio di rotta, lungi dall’essere una panacea, portò purtroppo con sé una nuova ondata di incognite. La chiusura dell’impianto cordene di Vercelli significava che Sicrem avrebbe dovuto affrontare un mercato sempre più competitivo, aprendosi a nuove sfide in un panorama in mutamento.
I continui progressi tecnologici obbligarono Sicrem a reinventarsi, spingendola ad ampliare la gamma dei propri prodotti, includendo nylon 6,6, poliestere e aramide. La creazione di una filiale in Romania simboleggiava la ricerca di una nuova frontiera, ma portava con sé interrogativi inquietanti. Cosa accadeva alla cultura d’impresa, alle tradizioni che avevano forgiato la comunità? Ogni innovazione sembra avere il suo prezzo, e la triste consapevolezza di una perdita si faceva strada tra gli operai, che assistevano a un cambiamento che, per quanto necessario, rischiava di cancellare la loro storia.
L’evoluzione tecnica di Sicrem non si limitò all’ampliamento delle linee produttive: si trattò di una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire la tela stessa. La tradizionale tela a fili speciali venne sostituita da nuove metodologie, sviluppate per migliorare l’adesione delle gomme e permettere la produzione di oggetti in gomma rinforzata senza giunture. Questo processo, pur essendo frutto di ingegno e innovazione, suscitava un sentimento di nostalgia, una sensazione di perdita nei confronti di un modello produttivo che stava scomparendo.
Oggi, Sicrem è un simbolo di resilienza di fronte ai cambiamenti incessanti del mercato. La sua storia è intrisa di un mix di successi e battaglie, di innovazioni e nostalgie. Gli operai, ora custodi di un sapere che si è evoluto nel tempo, portano sulle spalle un’eredità che non può essere dimenticata. La fabbrica, un tempo fulcro di attività e speranze, ora si ritrova a dover guardare al futuro, in un contesto globale che richiede adattamento e apertura.
La tristezza di un passato che sfuma si congiunge con la determinazione di un presente che cerca di non perdere la propria identità. Sicrem, tra sfide e conquiste, rappresenta un microcosmo della lotta per la sopravvivenza in un mondo industriale in rapida evoluzione. Ogni giorno, mentre le macchine continuano a girare e i filati vengono prodotti, riaffiora la consapevolezza che, al di là delle innovazioni e delle tecnologie, vi è un valore che trascende tutto: la storia, l’identità e lo spirito di una comunità che ha saputo resistere e rinnovarsi nel tempo.
Questa è la storia di Sicrem: un percorso costellato da successi e contraddizioni, di una realtà che non può essere scissa dal suo passato, di una speranza per un futuro che, sebbene incerto, è ancora carico di potenzialità. E mentre guardiamo avanti, non possiamo fare a meno di sentire il peso di quella nostalgia, di quel rammarico per le cose perdute che, nei momenti di tranquillità, ci sussurrano che le radici profonde sono quelle che danno vita a qualsiasi albero, anche nei tempi di tempesta.
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