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Via Bagnera – Il mostro di Milano

Il nostro tour prosegue ora in direzione di via Torino. Via Bagnera è legata al serial killer Antonio Boggia (detto anche “Mostro di Stretta Bagnera” oppure il “Mostro di Milano”, fu nel 1800 il primo serial killer italiano. È la via più stretta e cupa della città, ed è così piccola e lugubre da essere lo sfondo perfetto per racconti thriller veri, oltre che candidarsi a set cinematografico.
Entrando in questo vicolo l’alzarsi dei muri ovatta il rumore della città quasi a soffocare colui che lo attraversa… ma cosa può mai essere successo in una via così piccola e stretta da renderla addirittura famosa?
Il suo nome era Antonio Boggia, primo assassino seriale italiano, secondo la letteratura cominciò a uccidere nell’aprile del 1849: la prima vittima fu Angelo Ribbone, che venne derubato di 1400 svanziche (moneta in uso nel Lombardo Veneto) e il cui cadavere venne smembrato e nascosto nello scantinato del Boggia nella Stretta della Bagnera. Tutto però saltò alla luce quando il 26 febbraio 1860, Giovanni Murier denuncia la scomparsa della madre Ester Maria Perrocchio, Il giudice Crivelli si occupò delle indagini, scoprendo la sussistenza di una procura fraudolenta, che investiva Antonio Boggia del ruolo di amministratore unico dei beni della donna. Viene anche alla luce il tentato omicidio di Giovanni Comi, un contabile attratto nella cantina in Via Bagnera e colpito con una scure, Comi riesce a fuggire e Boggia venne condannato dalla giustizia austriaca a tre mesi e rinchiuso nel manicomio criminale della Senavra dal quale esce dopo pochi anni.

Donne e uomini scomparsi nel nulla, procure e atti legali per vendite e utilizzo di immobili, compresa una cantina sempre in via Bagnera, le testimonianze dei vicini che avevano visto Antonio Boggia armeggiare con sacchi da muratore, mattoni e sabbia in un magazzino di Stretta Bagnera nei pressi di via Torino nel pieno centro di Milano tra la Basilica di Sant’Ambrogio e il Duomo: a poco a poco la maschera del Boggia cade. La fine della sua delinquenza arriva dopo una prima perquisizione nella quale, murato in una nicchia, viene trovato il cadavere dell’anziana Ester Maria Perrocchio.

S. Ambrogio e la colonna del Diavolo

S. Ambrogio e la Colonna del Diavolo


Basilica di Sant’Ambrogio, nella piazza omonima: chiesa consacrata a quello che fu il governatore di Milano durante l’Impero Romano d’Occidente, superato il portico antistante la basilica (detto anche, impropriamente, "atrio di Ansperto troviamo un’enigmatica scacchiera sulla parete della Basilica in alto a destra, tipico simbolo templare racchiude molti misteri, all’interno vi sono due colonne, su una il Serpente di Mosè, in passato si credeva fosse quella originale citata nella Bibbia, costruita per tener lontano i serpenti, ancora oggi i milanesi pregano quel serpente come augurio per scacciare i malanni, ma il serpente è anche il simbolo del diavolo ed ecco in contrapposizione sull’altra colonna una Croce in bronzo.
La tradizione popolare dice che quando sarà prossima la fine del mondo, la scultura si animerà e scenderà dalla colonna All’esterno della chiesa, a nord-ovest dell’ingresso, vi è la cosiddetta Colonna del Diavolo, è una colonna di epoca romana anche detta colonna imperiale faceva parte del palazzo imperiale di Milano.

È in marmo, e sulla sua sommità si può ammirare un capitello in stile corinzio ma è la presenza dei due fori alla base che scaturiscono la curiosità, secondo la leggenda sarebbero stati lasciati dalle corna del demonio, che preso a calci da Sant’Ambrogio, andò a conficcare le proprie corna su quella colonna, svanendo poi all’interno dei buchi creati. Ancora oggi c’è chi dice che in inverno, annusando tali fori, si possa percepire esalazione di zolfo.  E non finisce qui: la colonna demoniaca è talmente maledetta che la Domenica che precede la Pasqua nei suoi pressi fa la sua apparizione il Diavolo alla guida di un carro, sul quale raccoglie le anime dei dannati per portarle con sé all’Inferno.

Piazza della Vetra a Milano Piazza della Vetra a Milano

Piazza Vetra – caccia alle streghe

LE TERRIBILI ESECUZIONI IN PIAZZA VETRA

Una lunga lista di giustiziati passò per il patibolo di Piazza della Vetra che era allestito nei pressi dell’ attuale statua a ricordo di San Lazzaro,(non a caso è il santo che assiste alla sofferenza) che veniva raggiunto tramite un percorso che incominciava dal lato opposto del prato dove ancor oggi si notano delle pietre disposte a croce, molti pensano che siano in relazione con il ponte che portava al patibolo, il ponte della morte perlappunto ma non v’è documento a conferma di questa tesi. In questa area si trovavano, ai tempi della Milano romana, una delle 4 fortificazioni “castrum vetus" i cui uomini avevano il compito di difendere il palazzo imperiale (di cui resta traccia la famosa colonna del diavolo). Ma il nome “Vetra” ricorda anche il canale d’acqua Vetera già luogo mefitico fin dall’antichità, dove nelle sue acque venivano grattate le pelli dai vetraschi con cocci di vetro prima della conciatura; oggi la zona è occupata dal parco, e stretto tra le due basiliche di S. Lorenzo e S. Eustorgio, è sempre stato il cuore di un’area popolare, densamente abitata, e irrorata di canali, rogge e acque putride.

Qui avevano luogo le esecuzioni ordinate dal Tribunale dell’Inquisizione (che era ubicato in corso di Porta Ticinese) e venivano arse vive le “streghe” o le persone condannate per eresia.

La caccia alle maghe e alle fattucchiere iniziò ufficialmente, si fa per dire, con la Bolla papale di Giovanni XXII “Super illius specula” e il primo personaggio condannato a morte fu il “pubblico negromante” incantatore di demoni Gaspare Grassi da Valenza, correva l’anno 1385. Essendo tuttavia di stirpe nobile, egli non venne arso vivo, ma decapitato al Broletto, in piazza Mercanti. I processi venivano intentati contro donne del popolo, con le accuse più disparate: c’è chi aveva tentato di avvelenare il padrone o per essere solita ritrovarsi in maniera sediziosa per organizzare un sabba, o per alcune misteriose ammissioni come quelle di certa Sibillia Zanni e Pierina de’ Bugatis accusata di magia nera e di stregoneria e poi processata e bruciata in piazza Vetra

Si continuò malauguratamente con altre condanne sino alla nomina di Carlo Borromeo ad arcivescovo di Milano. La “sua” prima vittima fu Domenica di Scappi, accusata di stregoneria e di maleficio. Nel 1559 il Santo si espresse anche a favore della stroncatura di altre 9 presunte streghe, ma il Senato milanese si oppose. C’è persino il celebre caso di Guglielmina Boema,morta e sepolta come santa nel 1281, dissepolta e bruciata come eretica a Piazza Vetra nel 1300 insieme alla sua seguace, ancora viva,Manfreda da Pirovano

la colonna infame

Piazza Vetra – la colonna infame


Anche alla presenza di Federico Borromeo, successore di Carlo, non si spensero i roghi. Il caso più eclatante riguardò tuttavia il povero barbiere Gian Giacomo Mora, accusato ingiustamente di aver diffuso la peste in città nel 1630, essendo stato ritenuto un “untore”.
Riabilitato soltanto due secoli dopo, gli fu dedicata, nel 1868, la via in cui si trovava la sua bottega, mentre nel 2005, nello spazio occupato a suo tempo dalla ben nota “colonna infame” di manzoniana memoria, lo scultore Ruggero Menegon collocò una sorta di artistico cippo che mette in luce un curioso gioco d’effetti tra spazi vuoti e pieni. Peccato che la collocazione dell’opera sia comunque poco visibile.
Solo nel 1778 la Colonna Infame, ormai divenuta una testimonianza d'infamia non più a carico dei condannati, ma dei giudici che avevano commesso un'enorme ingiustizia, fu abbattuta. Nel Castello Sforzesco di Milano se ne conserva la lapide, che reca una descrizione, in latino seicentesco, delle pene inflitte (Wikipedia)

Ma torniamo sui nostri passi e ripercorrendo a ritroso la stessa strada ci troviamo nuovamente su Via Torino, andiamo alla scoperta di un nuovo mistero, e ci dirigiamo in Piazza Pio XI

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